2015-05-24 10:00:00

Ristampato il "De Divina Proportione" di Luca Pacioli


Il pensiero rinascimentale della natura divina della geometria, dell’armonia inscritta nel disegno del Creatore emerge dal celebre manoscritto De Divina Proportione di Luca Pacioli, frate francescano del XV secolo, illustrato da Leonardo. Il pregiato volume, di cui esistono solo due esemplari conservati a Milano e Ginevra, è stato ora riprodotto in un facsimile da collezione da Aboca. A presentare l’iniziativa alla Pontificia Università Lateranense c’era, tra gli altri, don Andrea Lonardo, direttore dell’ufficio catechistico della diocesi di Roma. Paolo Ondarza lo ha intervistato:

Luca Pacioli, Leonardo e l'armonia del creato
R. – Luca Pacioli, che era un frate francescano, insieme all’umanesimo condivideva l’idea che ci fosse una proporzione, un’armonia nel mondo. Uno dei versetti più citati nel volume è Sapienza 11,20, dove si dice che Dio ha fatto ogni cosa con misura, proporzione, ordine… E quindi il suo è il tentativo di cercare Dio nella bellezza delle cose, anche nella matematica. Leonardo e Pacioli hanno vissuto insieme per ben cinque anni, viaggiando, spostandosi di corte in corte insieme – un frate e il grande pittore – e si scambiavano informazioni … Ci sono nel libro le illustrazioni leonardesche dei 59 poliedri che sono delle costruzioni che cercano di immaginare una forma geometrica che sta dietro alle cose; c’è un alfabeto scritto su forme geometriche … dietro c’è proprio quest’idea dell’ordine, dell’armonia, della pace, della bellezza di ciò che esiste.

Luca Pacioli e l'armonia nell'economia
D. – Chi era Luca Pacioli?

R. – Luca Pacioli è originario di San Sepolcro, amico di Piero della Francesca fin da giovanissimo, poi diventa un famosissimo matematico-geometra; fa parte di quel gruppo francescano che Francesco incoraggiò dando a Antonio da Padova il permesso di studiare: evangelizzavano anche tramite la cultura. Per esempio – e questo è interessante – Pacioli si occupa di economia e siamo proprio negli anni in cui nascono i “banchi di pietà”.  A differenza di quello che pensava Max Weber, che la finanza onesta nasce con Calvino, in realtà gli studiosi moderni come Todeschini dimostrano che essa nasce con il francescanesimo. Francesco non usa il denaro, ma sa che la città ha bisogno del denaro e quindi i suoi frati forniscono delle regole: cercano di dire che il denaro va usato con giustizia, che chi lo rischia ha diritto a guadagnare qualcosa ma non può guadagnare più di tanto perché se no impoverisce l’altra persona. E quindi, ecco che vediamo Pacioli addirittura occuparsi di economia: insegna l’armonia nell’economia, la giustizia nell’economia così come nell’arte, nell’architettura e così via.

Un testo ancora attuale
D. – L’armonia, la proporzione sono concetti che emergono in tutta la produzione artistica e letteraria di quest’epoca, del Quattrocento. Sono attuali, oggi? Parlare di armonia, concetto inserito nel disegno del Creatore, di Dio, è attuale anche per i nostri giorni?

R. – Lo è assolutamente. Pensiamo all’uomo vitruviano di Leonardo: è l’idea che bisogna disegnare l’uomo bello, le sue proporzioni, la distanza fra le due mani distese, l’altezza, la grandezza del piede, eccetera, dicono che c’è un’armonia, che c’è una bellezza. Quello che la realtà umanistica dimentica è l’esistenza del peccato: ci sarà poi il dramma della riforma che mostrerà che insieme alla bellezza c’è anche un vulnus, c’è una ferita che è entrata. Però, di sicuro un libro come questo – così come l’opera di Leonardo – ci ricorda che la cultura non può essere finalizzata solo a soluzioni concrete. Oggi nella riforma della scuola si parla molto del “problem solving”, cioè secondo alcuni autori sembrerebbe quasi che la scuola debba solo preparare future persone nel mondo del lavoro: manager, professionisti, operai e così via. Ma questa è la fine della scuola: la scuola deve aprire il cuore a cose belle, a cose vere, a cose giuste, a cose di carità. Ecco, vedendo le opere di questo autore, si vede che questa armonia non è immediatamente finalizzata a un risultato concreto, altrimenti si svilisce tutta la funzione della cultura che libera l’uomo, lo fa crescere, come insegna anche Papa Francesco.

Umanesimo integrale da riproporre anche ai nostri giorni
D. – Parlare di armonia in un contesto culturale dove spesso si tenta di decostruire il concetto di umano, cosa vuol dire? E' una sfida per i nostri giorni?

R. – Questa visione dell’uomo è necessaria oggi dove noi vediamo solo il frammentario, vediamo solo il frammento, perdiamo la visione d’insieme. E’ l’uomo nella sua dignità, nella sua libertà, nella sua carità, nel suo bisogno di cercare Dio, che è importante; l’umanesimo ci presenta una visione nella quale è l’uomo come creatura di Dio che dev’essere accolto, amato ed è prezioso così com’è.








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