La missione non è proselitismo, ma passione per Cristo, la gente ed il Vangelo: così Papa Francesco, nel messaggio per l’89.ma Giornata missionaria mondiale, che ricorrerà domenica 18 ottobre. Nel documento, diffuso oggi, solennità di Pentecoste, il Pontefice sottolinea il “forte legame” tra la vita consacrata e la missione ed incoraggia i giovani ed i laici ad impegnarsi di più nell’opera missionaria della Chiesa. Il servizio di Isabella Piro:
Missione non è proselitismo, ma passione per Gesù e per la gente
Né “proselitismo”, né “mera strategia”: la missione fa parte della “grammatica della fede” ed è quindi passione, passione per Gesù Cristo, passione per la gente, passione per il Vangelo. Parla al cuore di ciascuno il messaggio di Papa Francesco per la Giornata missionaria mondiale. Il documento si muove lungo quattro linee: in primo luogo, nell’Anno della Vita consacrata e nel 50.mo del decreto conciliare Ad gentes, il messaggio pontificio richiama il “forte legame” tra la missione ed i consacrati, ricordando che “chi segue Cristo non può che diventare missionario”. Ascoltando lo Spirito Santo, dunque, “ai consacrati è chiesto di andare verso le grandi periferie della missione”, là dove il Vangelo “non è ancora arrivato tra le genti”.
Discernere vocazioni missionarie autentiche
Chi è missionario, sottolinea il Papa, deve donarsi totalmente all’annuncio del Vangelo
e su questo punto “non possono esserci compromessi: chi accoglie la missione, è chiamato
a vivere di missione” ed “ogni tendenza” ad allontanarsi da questa vocazione “non
si accorda con la chiamata del Signore a servizio del Vangelo”. Quindi, il Pontefice
si rivolge ai formatori degli Istituti missionari: a loro vengono richieste “chiarezza
ed onestà” nell’indicare le prospettive della missione ed autorevolezza nel “discernimento
di autentiche vocazioni missionarie”.
Incoraggiare giovani e laici nell’impegno missionario
In secondo luogo, Papa Francesco chiama in causa direttamente i giovani ed i laici.
Ai primi, “capaci di testimonianze coraggiose, di imprese generose e a volte controcorrente”,
il Pontefice lancia un appello: “Non lasciatevi rubare il sogno di una missione vera,
di una sequela di Gesù che implichi il dono totale di sé”, perché l’annuncio del Vangelo
“prima di essere un bisogno per coloro che non lo conoscono, è una necessità per chi
ama Gesù”. Allo stesso tempo, Francesco chiede ai consacrati di “promuovere nel servizio
della missione la presenza dei fedeli laici”, aprendosi “coraggiosamente nei confronti
di quanti sono disposti a collaborare” anche per poco tempo, per “un’esperienza sul
campo”. La vocazione missionaria, infatti, è “insita nel Battesimo” e riguarda tutti.
I poveri, destinatari privilegiati dell’annuncio evangelico
In terzo luogo, il Pontefice indica la sfida primaria della missione oggi, ovvero
“rispettare il bisogno di tutti i popoli di ripartire dalle proprie radici e salvaguardare
i valori delle rispettive culture”. Ogni popolo ed ogni cultura, infatti, ha “il diritto
di farsi aiutare dalla propria tradizione” a comprendere il mistero di Dio e ad accogliere
il Vangelo. Inoltre, il Papa ricorda che “i destinatari privilegiati dell’annuncio
evangelico” sono “i poveri, i piccoli, gli infermi, i disprezzati e i dimenticati”,
perché “esiste un vincolo inseparabile tra la fede ed i poveri”. I consacrati missionari
abbiano chiaro questo punto, dice il Papa: scegliere di seguire Cristo nella sua opzione
preferenziale per i poveri non significa agire “ideologicamente”, bensì “identificarsi
con i poveri come ha fatto Lui, rinunciando all’esercizio di ogni potere per diventare
fratelli degli ultimi”, portando loro “la gioia del Vangelo e la carità di Dio”.
Collaborazione e sinergia tra Istituti missionari e vescovo di Roma
Infine, il Papa sottolinea l’importanza “della collaborazione e della sinergia” tra
il vescovo di Roma e le istituzioni e le opere missionarie della Chiesa, così da garantire
la comunione. Tale convergenza – spiega il Pontefice – “non equivale ad una sottomissione
giuridico-organizzativa ad organismi istituzionali o ad una mortificazione della fantasia
dello Spirito che suscita la diversità”, bensì “significa dare più efficacia al messaggio
evangelico e promuovere quell’unità di intenti”, frutto dello Spirito stesso.
Mettere tutti in rapporto personale con Cristo
“L’opera missionaria del successore di Pietro – spiega il Papa - ha un orizzonte apostolico
universale. Per questo ha bisogno dei tanti carismi della vita consacrata”, per “assicurare
una presenza adeguata sulle frontiere e nei territori raggiunti”. Il messaggio si
conclude con il richiamo ad una Chiesa che “non si stanca di annunciare incessantemente”
il Vangelo, perché in fondo “la missione di vescovi, sacerdoti, religiosi e laici
è quella di mettere tutti, nessuno escluso, in rapporto personale con Cristo”.
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