2015-05-23 14:22:00

Il Papa alle Acli: non sacrificare il lavoro dei giovani al "dio-denaro"


Non si può permettere che le diseguaglianze abbiano tale ampiezza e tale velocità di riproduzione. Papa Francesco accoglie in Aula Paolo VI il mondo delle Acli, le Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani, nel 70.mo della loro nascita, per dire che oggi nel mondo globale non sono cambiati i problemi, quanto la loro dimensione e la loro urgenza. E a questo, dice, bisogna rispondere con alternative eque, solidali e realmente praticabili. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

L'estendersi della precarietà, del lavoro nero e del ricatto malavitoso fa sperimentare, soprattutto tra le giovani generazioni, che la mancanza del lavoro toglie dignità, impedisce la pienezza della vita umana e reclama una risposta sollecita e vigorosa.

Non sacrificare il lavoro dei giovani al "dio-denaro"
Alza lo sguardo dal foglio il Papa per denunciare con forza, ancora una volta, ciò contro il quale bisogna lottare: un sistema economico mondiale dove al centro non sono l’uomo o la donna:

"… è un dio, il dio-denaro. E’ quello che comanda! E questo dio-denaro distrugge e provoca quella cultura dello scarto: si scartano i bambini, perché non si fanno: si sfruttano o si uccidono prima di nascere; si scartano gli anziani, perché non hanno la cura dignitosa, non hanno le medicine, hanno pensioni miserabili … E adesso, si scartano i giovani! Ma pensate, in questa terra tanto generosa, pensate a quel 40% - un po’ di più! – di giovani dai 25 anni in giù che non hanno lavoro: sono materiale di scarto, ma anche sono il sacrificio che questa società, mondana e egoista, offre al dio-denaro, che è al centro del nostro sistema economico mondiale".

Lavoro sia libero, creativo e partecipativo
Sin dall’inizio del suo Pontificato, Francesco ha ribadito come la dignità della persona passi attraverso il lavoro, “lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale” così come indicato nella sua
Evangelii Gadium. Attraverso il lavoro l’uomo esprime ed accresce “la dignità della propria vita”.

Lavoro libero significa “che l’uomo, proseguendo l’opera del Creatore, fa sì che il mondo ritrovi il suo fine: essere opera di Dio che, nel lavoro compiuto, incarna e prolunga l’immagine della sua presenza nella creazione e nella storia dell’uomo”.

"Troppo spesso, invece, il lavoro è succube di oppressioni a diversi livelli: dell’uomo sull’altro uomo; di nuove organizzazioni schiavistiche che opprimono i più poveri; in particolare, molti bambini e molte donne subiscono un’economia che obbliga a un lavoro indegno che contraddice la creazione nella sua bellezza e nella sua armonia. Dobbiamo far sì che il lavoro non sia strumento di alienazione, ma di speranza e di vita nuova".

Non tarpare le ali ai giovani, hanno tanto da dare
Il lavoro creativo nasce dal fatto che “ogni uomo porta in sé una originale e unica capacità di trarre da sé e dalle persone che lavorano con lui il bene che Dio gli ha posto nel cuore”. Ciò avviene però quando l’uomo riesce ad esprimere “in libertà e creatività alcune forme di impresa, di lavoro collaborativo svolto in comunità che consentano a lui e ad altre persone un pieno sviluppo economico e sociale”.

"Non possiamo tarpare le ali a quanti, in particolare giovani, hanno tanto da dare con la loro intelligenza e capacità; essi vanno liberati dai pesi che li opprimono e impediscono loro di entrare a pieno diritto e quanto prima nel mondo del lavoro".

Il lavoro partecipativo chiede che l’uomo, “per poter incidere nella realtà”, esprima il lavoro “secondo la logica che più gli è propria, quella relazionale, cioè vedere sempre nel fine del lavoro il volto dell’altro e la collaborazione responsabile con altre persone”.

"Lì dove, a causa di una visione economicistica, si pensa all’uomo in chiave egoistica e agli altri come mezzi e non come fini, il lavoro perde il suo senso primario di continuazione dell’opera di Dio, opera destinata a tutta l’umanità, perché tutti possano beneficiarne".

Solidarietà verso chi ha perso il lavoro
Infine, il lavoro solidale. Ogni giorno si incontra chi ha perso il lavoro, o chi è in cerca di occupazione, “persone che vogliono portare a casa il pane per la loro famiglia”. E a loro bisogna dare una risposta:

"In primo luogo, è doveroso offrire la propria vicinanza, la propria solidarietà. I tanti “circoli” delle Acli, che oggi sono da voi qui rappresentati, possono essere luoghi di accoglienza e di incontro. Ma poi bisogna anche dare strumenti ed opportunità adeguate. E’ necessario l’impegno della vostra Associazione e dei vostri Servizi per contribuire ad offrire queste opportunità di lavoro e nuovi percorsi di impiego e di professionalità".

Libertà, creatività, partecipazione e solidarietà, sono caratteristiche che “fanno parte della storia delle Acli” che oggi sono chiamate a metterle in campo, senza risparmiarsi e “a servizio di una vita dignitosa per tutti”.

"E anche per motivare questo atteggiamento, pensate ai bambini sfruttati, scartati; pensate agli anziani scartati, che hanno una pensione minima e non sono curati; e pensate ai giovani scartati dal lavoro: e cosa fanno? Non sanno cosa  fare e sono in pericolo di cadere nelle dipendenze, cadere nella malavita o andarsene a cercare orizzonti di guerra, come mercenari. E questo fa, la mancanza di lavoro!"

Francesco si richiama alla “presenza fuori d’Italia” delle Acli che, avviata in occasione dell’emigrazione italiana, oggi riveste ancora un “valore molto attuale”.  

"Oggi molti giovani si spostano per cercare un lavoro adeguato ai propri studi o per vivere un’esperienza diversa di professionalità: vi incoraggio ad accoglierli, a sostenerli nel loro percorso, ad offrire il vostro supporto per il loro inserimento. Nei loro occhi potete trovare un riflesso dello sguardo dei vostri padri o dei vostri nonni che andarono lontano per lavorare. Possiate essere per loro un buon punto di riferimento".

Impegnarsi contro impoverimento dei ceti medi italiani
Le Acli, prosegue, sono impegnate nei temi della “lotta alla povertà” e dell’“impoverimento dei ceti medi”. La società tutta, spiega il Papa, può beneficiare “di un sostegno non solo economico alle persone al di sotto della soglia di povertà assoluta, che anche in Italia sono aumentate negli ultimi anni”, inoltre va evitato che “nella povertà scivolino coloro che fino a ieri vivevano una vita dignitosa”:

"Noi, nelle parrocchie, nelle Caritas parrocchiali, vediamo questo tutti i giorni: uomini o donne che si avvicinano un po’ di nascosto per prendere il cibo da mangiare … un po’ di nascosto perché sono diventati poveri da un mese all’altro. E hanno vergogna. E questo succede, succede, succede … Fino a ieri vivevano una vita dignitosa …"

“Basta un niente oggi per diventare poveri – ripete il Papa – la perdita del lavoro, un anziano non più autosufficiente, una malattia in famiglia, persino - pensate il terribile paradosso - la nascita di un figlio”. “E’ una importante battaglia culturale, quella di considerare il welfare una infrastruttura dello sviluppo e non un costo. Voi potete fare da coordinamento e da motore dell’“Alleanza nuova contro la povertà”, che si propone di sviluppare un piano nazionale per il lavoro decente e dignitoso".

Alle Acli, Francesco chiede che il loro impegno “abbia sempre il suo principio e il suo collante” nell’ispirazione cristiana, e si congeda riassumendo le loro tre fedeltà storiche, ai lavoratori, alla democrazia, alla Chiesa, in una sola e unica fedeltà: quella ai poveri.








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