2015-05-22 11:35:00

Beatificazione Romero. Amato: opzione per i poveri evangelica non ideologica


Domani a San Salvador, alle 18 ora italiana, nella Plaza del Divino Salvador del Mundo, sarà beatificato l’arcivescovo Oscar Arnulfo Romero Galdámez, assassinato in odio alla fede il 24 marzo 1980 da un killer degli squadrone della morte mentre celebrava la Santa Messa. A rappresentare Papa Francesco, il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Ascoltiamo il porporato al microfono di Roberto Piermarini:

Il martirio di Romero ebbe una lunga preparazione
R. - Papa Francesco riassume bene l'identità sacerdotale e pastorale di Romero, quando lo chiama «vescovo e martire, pastore secondo il cuore di Cristo, evangelizzatore e padre dei poveri, testimone eroico del Regno di Dio, Regno di giustizia, di fraternità e di pace». Romero era, infatti, un sacerdote buono e un vescovo saggio. Ma soprattutto era un uomo virtuoso. Amava Gesù, lo adorava nell'Eucaristia, amava la Chiesa, venerava la Beata Vergine Maria, amava il suo popolo. Il suo martirio non fu una improvvisazione, ma ebbe una lunga preparazione. Giovane seminarista a Roma, poco prima dell'ordinazione sacerdotale, scriveva nei suoi appunti: «Quest'anno farò la mia grande consegna a Dio! Dio mio, aiutami, preparami. Tu sei tutto, io sono nulla e, tuttavia, il tuo amore vuole che io sia molto. Coraggio! Con il tuo tutto e con il mio nulla faremo questo molto».

La svolta dopo l'uccisione di padre Rutilio Grande
D. - Spesso si parla di una conversione di Romero più aperto all'aspetto sociale del suo ministero…

R. - In realtà, una svolta nella sua vita di pastore mite e quasi timido fu l'uccisione, il 12 marzo 1977, di padre Rutilio Grande, sacerdote gesuita salvadoregno, che aveva lasciato l'insegnamento universitario per farsi parroco dei campesinos, oppressi ed emarginati. Fu questo l'evento che toccò il cuore dell'arcivescovo Romero, che pianse il suo sacerdote come poteva fare una madre con il proprio figlio. Si recò subito ad Aguilares per la Messa di suffragio, passando la notte piangendo, vegliando e pregando per le tre vittime innocenti, per padre Rutilio e i due contadini che lo accompagnavano. I campesinos erano rimasti orfani del loro padre buono. Romero ne volle prendere il posto. Nella sua omelia l'arcivescovo disse: «La liberazione che il padre Rutilio Grande predicava è ispirata dalla fede, una fede che ci parla della vita eterna, una fede che ora egli col suo volto rivolto al cielo, accompagnato dai due campesinos, mostra nella sua totalità, nella sua perfezione: la liberazione che termina nella felicità in Dio, la liberazione che sorge dal pentimento del peccato, la liberazione che si fonda su Cristo, l'unica forza salvatrice».

A difesa della Chiesa, al fianco del popolo oppresso
D. - Sembra quindi che da quel giorno il suo linguaggio sia diventato più esplicito nel difendere il popolo oppresso e i sacerdoti perseguitati, incurante delle minacce che quotidianamente riceveva…

R. - Sì. «Ritenni un dovere — egli scrive — collocarmi decisamente alla difesa della mia Chiesa e al fianco del mio popolo tanto oppresso e vessato». Le sue parole, però, non erano un incitamento all'odio e alla vendetta, ma un'accorata esortazione di un padre ai suoi figli divisi, che venivano invitati all'amore, al perdono e alla concordia. Contemplando la bellezza della natura e lo splendore del paesaggio salvadoregno, l'arcivescovo soleva dire che il cielo deve iniziare qui sulla terra. Guardava alla sua cara patria così tormentata con la speranza nel cuore. Sognava che un giorno sulle rovine del male avrebbe brillato la gloria di Dio e il suo amore.

La sua opzione per i poveri non era ideologica ma evangelica
D. - Cosa dire della sua vicinanza ai contadini e ai poveri del suo paese?

R. - La sua opzione per i poveri non era ideologica ma evangelica. La sua carità si estendeva anche ai persecutori ai quali predicava la conversione al bene e ai quali assicurava il perdono, nonostante tutto. Era abituato a essere misericordioso. La generosità nel donare a chi chiedeva era - a detta dei testimoni - munifica, totale, sovrabbondante. A chi domandava, dava. Qualche volta diceva che se gli restituissero i soldi che aveva distribuito, si sarebbe ritrovato milionario.

Romero appartiene al vento di santità che soffia sul continente americano
D. – Un altro esempio di santità per l’America Latina!

R. – Sì, Romero è un'altra stella luminosissima che si accende nel firmamento spirituale americano. Egli appartiene alla santità della Chiesa americana. Grazie a Dio sono molti i santi di questo meraviglioso continente. Papa Francesco, recentemente, ne ricordava alcuni. Oltre a Fra Junipero Serra, che sarà canonizzato il 23 settembre prossimo a Washington D.C., il Santo Padre elencava tanti altri santi e sante che si sono distinti con diversi carismi: Rosa da Lima, Mariana di Quito, Teresita de los Andes; Toribio di Mogrovejo, Fran9ois de Laval, Rafael Guizar Valencia; Juan Diego e Kateri Tekakwhita; Pedro Claver, Martín de Porres, Alberto Hurtado; Francesca Cabrini, Elisabeth Ann Seaton e Catalina Drexel; Francisco Solano, José de Anchieta, Alonso de Barzana, María Antonia de Paz y Figueroa, José Gabriel del Rosario Brochero e martiri come Roque González, Miguel Pro e Oscar Arnulfo Romero. Ma sono tanti i santi e i martiri americani che pregano davanti al Signore per i loro fratelli e sorelle ancora pellegrini in quelle terre. Il Beato Oscar Romero appartiene a questo impetuoso vento di santità che soffia sul continente americano, terra di amore e di fedeltà alla buona notizia del Vangelo.








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