Lo stallo di un anno nell'elezione del nuovo presidente libanese rappresenta un “fallimento” per la vita politica nazionale e un'offesa alla “dignità” della nazione libanese. Lo ha ribadito il patriarca maronita Boutros Bechara Raï nel corso dell'omelia pronunciata durante la Messa celebrata ieri presso la sede patriarcale di Bkerkè.
Fare prevalere la "coscienza nazionale"
Secondo il primate della Chiesa maronita, l'impasse nell'elezione del nuovo presidente
– carica che il complesso sistema istituzionale libanese riserva a un cristiano maronita
– non è una “questione cristiana” e non chiama in causa solo le divisioni tra i politici
cristiani presenti nei vari schieramenti, ma è l'effetto della contrapposizione tra
i diversi blocchi e della loro incapacità a mettere da parte i propri interessi di
parte e far prevalere il senso di condivisa “coscienza nazionale”.
Il patriarca Rai si appella alle forze politiche per trovare un accordo
La scorsa settimana, si è conclusa senza esito anche la 23esima sessione parlamentare
convocata per eleggere il successore dell'ex presidente Michel Sleiman, il cui mandato
si è concluso un anno fa. Già la scorsa settimana, come riferito dall'agenzia Fides,
il card. Raï aveva richiamato le forze politiche libanesi a trovare il consenso per
l'elezione di un nuovo presidente prima del 25 maggio, giorno in cui sarà raggiunto
il primo anno di vacanza della carica presidenziale. (G.V.)
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