2015-05-17 14:13:00

Salone Torino: presentato volume su sacerdoti martiri del nazismo


Presentato al Salone Internazionale del Libro di Torino, il volume “Martiri per amore”, di Chiara Genisio edito dalle Paoline. Il libro si sofferma sulle figure di don Giuseppe Bernardi e don Mario Ghibaudo, uccisi il 19 settembre 1943 a Boves, in Piemonte, nella prima strage nazista in Italia. Il 31 maggio è stata aperta la Causa di Beatificazione dei due sacerdoti. Il libro ha la postfazione dell’attuale parroco di Boves, don Bruno Mondino, che si è molto prodigato per tenere viva la memoria dei due sacerdoti. Alessandro Gisotti ha chiesto a Chiara Genisio come nasce l’idea di raccontare la testimonianza eroica di questi due preti rimasti con il proprio gregge fino al sacrificio della vita:

R. - Me ne sono occupata come giornalista del quotidiano "Avvenire". Le Paoline hanno letto il mio articolo al riguardo ed hanno intravisto che poteva esserci una bella storia da raccontare: la figura di questi due preti don Giuseppe Bernardi e don Mario Ghibaudo, uno quasi cinquantenne e l’altro poco più che ventenne, morti durante questa strage a Boves in Piemonte per salvare, per aiutare i loro parrocchiani i loro compaesani, poteva diventare un esempio per molti. Così il libro è nato, grazie all’aiuto anche dei bovesani che hanno raccolto in questi anni moltissime testimonianze di quel tragico giorno del 19 settembre del 1943, la prima strage nazista  in Italia. In questo modo ho potuto raccontare che cosa è accaduto quel giorno e soprattutto chi sono questi due personaggi: due preti normali ma che in un momento drammatico della loro vita e della vita del loro Paese sono rimasti dove dovevano essere.

D. - Evangelicamente si può dire: due pastori che sono rimasti a proteggere il gregge contro i lupi fino al sacrificio della vita …

R. - È proprio così, tant’è che ora è in corso la causa di Beatificazione per martirio - per la gente di Boves e per molti altri lo sono già -, perché uno dei segni è che loro con questa talare nera vennero presi di mira dai nazisti e colpiti proprio nel momento in cui il viceparroco, il più giovane, don Mario Ghibaudo stava benedicendo il corpo di uno dei suo compaesani appena ammazzato per mano di un nazista.

D. - Quanto è forte ancora il ricordo ma soprattutto la testimonianza di questi due sacerdoti ?

R. - È ancora molto forte anche perché si può dire che Boves dopo quella strage è nata una seconda volta, perché proprio sulle orme di questi due grandi sacerdoti la comunità ha percorso la strada del perdono e non quella dell’odio, tant’è che Boves pur essendo una piccola città nel cuore del Piemonte con poco più diecimila abitanti è stata la sede della prima Scuola di pace. Questa comunità ha continuato ad interrogarsi e a cercare di trarre dal male segni di speranza e di bene al punto che ha ritrovato dove stato seppellito Peiper - il maggiore nazista che all’epoca ordinò la strage di Boves - ed ha iniziato un percorso di pace di conciliazione con la comunità dove quest’uomo è sepolto, in Baviera. È un po’ come dire che da questo luogo del Piemonte giunge un messaggio universale per tutti noi: lavorare per la pace è possibile e doveroso.








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