2015-05-14 19:22:00

Situazione critica in Burundi. I vescovi invocano il dialogo


Impossibile capire la situazione in Burundi a 24 ore dal tentativo di golpe perpetrato dal generale ex capo dei servizi segreti Niyombare. Una ventina i morti finora, mentre  i vertici dell’esercito assicurano che il colpo di stato è fallito.  Francesca Sabatinelli:

Le trasmissioni radio e tv sono riprese, e sempre controllate dai militari del governo. A parlare è il portavoce del presidente Nkurunziza, tuttora riparato in un luogo sconosciuto, forse ancora in Tanzania, ma che si è espresso attraverso i tweet, per promettere amnistia a chiunque dei soldati golpisti accetti la resa. Sembra quindi in via di completo fallimento il golpe del generale Niyombare, i suoi uomini sono ancora impegnati in duri scontri a fuoco con l’esercito a Bujumbura, durante i quali sarebbero morti tre soldati, non si sa però di quale delle due parti.  Da mesi il generale guidava rivolte contro il capo dello Stato e contro la sua decisione di ripresentarsi alle elezioni per il terzo mandato di 5 anni, scelta ritenuta una violazione della costituzione a dispetto della decisione della corte costituzionale che ne aveva permesso la ricandidatura. Anche la Francia, dopo gli Stati Uniti, ha lanciato un appello a tutte le forze nel Paese a deporre le armi e riprendere il processo di pace. Condanne per il tentativo di golpe sono arrivate da diversi paesi africani, così come dall’Unione africana, la cui presidenza ha chiesto il ritorno dell’ordine costituzionale nel Paese. E la Chiesa esorta a percorrere la strada del dialogo. L’arcivescovo di Bujumbura, mons. Evariste Ngoyagoye, al microfono di padre Jean-Pierre Bodjoko:

R. – Nous constatons que parmi les différents leaders…
Abbiamo visto che tra i vari leader dei partiti politici c’è grande diffidenza e anche una certa intolleranza degli uni nei riguardi degli altri. E’ per questo che noi auspichiamo un dialogo che aiuti a risolvere i problemi, perché i problemi ci sono. Non possiamo affrontare le elezioni con questi problemi in atto, come le emittenti radiofoniche chiuse, le manifestazioni violente da una parte e dall’altra, con tanti arresti e perfino dei morti. Per questo noi speriamo – anche se sarà molto difficile – che per organizzare elezioni pacifiche, affidabili e credibili i leader politici facciano il possibile per allentare le tensioni.

D. – Nel comunicato dei vescovi del Burundi si legge che “se non si dovessero trovare risposte adeguate”, la Chiesa non sarà più in grado di “accompagnare questo processo elettorale”…

R. – C’est à dire que nous avons pour le moment…
Noi abbiamo assunto, in questo momento, la responsabilità di svolgere il ruolo di osservatori del processo elettorale. In secondo luogo, abbiamo accolto la richiesta esplicita della Commissione elettorale nazionale indipendente di inviare un certo numero di preti nei diversi dipartimenti della Commissione stessa, a livello provinciale e comunale. Ma ora siamo costretti a dire che, nel momento in cui dovessimo constatare che non ci fossero le condizioni necessarie, cioè di trasparenza, di tranquillità e di pacificazione, chiederemmo ai nostri preti di ritirarsi, perché noi non possiamo avallare una situazione che, a lungo andare, rischierebbe di provocare derive ancora più gravi.

D. – Il messaggio dei vescovi, richiama a al dialogo. La loro voce sarà ascoltata?

R. – La première fois nous n’avons pas été entendus...
La prima volta non siamo stati ascoltati. Forse, la seconda volta qualcuno ci ascolterà…

 

 








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