Resta incerta la situazione in Burundi, dopo il tentato golpe da parte di militari guidati dal generale Niyombare, che ieri aveva annunciato la destituzione del presidente Nkurunziza. Oggi, si sono registrati nuovi scontri in varie zone della capitale Bujumbura. Il capo di Stato, in Tanzania per partecipare ad un vertice della Comunità dell’Africa orientale, ha lanciato un appello alla calma. Il Paese è scosso, da giorni, da forti proteste innescate dalla decisione di Nkurunziza di presentarsi per la terza volta alle elezioni presidenziali, in programma il prossimo mese. Il bilancio degli scontri, finora, è di almeno 20 vittime. La Chiesa esorta a percorrere la strada del dialogo, come sottolinea al microfono di padre Jean-Pierre Bodjoko, l’arcivescovo di Bujumbura, mons. Evariste Ngoyagoye:
R. – Nous constatons que parmi les différents leaders…
Abbiamo visto che tra i vari leader dei partiti politici c’è grande diffidenza e anche
una certa intolleranza degli uni nei riguardi degli altri. E’ per questo che noi auspichiamo
un dialogo che aiuti a risolvere i problemi, perché i problemi ci sono. Non possiamo
affrontare le elezioni con questi problemi in atto, come le emittenti radiofoniche
chiuse, le manifestazioni violente da una parte e dall’altra, con tanti arresti e
perfino dei morti. Per questo noi speriamo – anche se sarà molto difficile – che per
organizzare elezioni pacifiche, affidabili e credibili i leader politici facciano
il possibile per allentare le tensioni.
D. – Nel comunicato dei vescovi del Burundi si legge che “se non si dovessero trovare risposte adeguate”, la Chiesa non sarà più in grado di “accompagnare questo processo elettorale”…
R. – C’est à dire que nous avons pour le moment…
Noi abbiamo assunto, in questo momento, la responsabilità
di svolgere il ruolo di osservatori del processo elettorale. In secondo luogo, abbiamo
accolto la richiesta esplicita della Commissione elettorale nazionale indipendente
di inviare un certo numero di preti nei diversi dipartimenti della Commissione stessa,
a livello provinciale e comunale. Ma ora siamo costretti a dire che, nel momento in
cui dovessimo constatare che non ci fossero le condizioni necessarie, cioè di trasparenza,
di tranquillità e di pacificazione, chiederemmo ai nostri preti di ritirarsi, perché
noi non possiamo avallare una situazione che, a lungo andare, rischierebbe di provocare
derive ancora più gravi.
D. – Il messaggio dei vescovi, richiama a al dialogo. La loro voce sarà ascoltata?
R. – La première fois nous n’avons pas été entendus...
La prima volta non siamo stati ascoltati. Forse, la
seconda volta qualcuno ci ascolterà…
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