Da quattro giorni le forze della coalizione a guida Usa impegnate in interventi militari mirati contro le postazioni dei jihadisti del sedicente Stato Islamico (Is), hanno intensificato i raid aerei sulla sponda orientale del fiume Khabur, area della provincia siriana nord-orientale di Jazira, attaccata e occupata dall'Is lo scorso febbraio. Fonti locali riferiscono all'agenzia Fides che i raid della coalizione sono a supporto alla controffensiva di terra compiuta dalle milizie curde, che di recente hanno riconquistato alcuni villaggi dell'area, facendo arretrare i miliziani dell'Is.
Il dramma di 230 ostaggi assiri presi in ostaggio
Lungo la valle del fiume Khabur, affluente perenne dell'Eufrate, c'erano più di 30
villaggi cristiani, fondati negli anni Trenta del secolo scorso, dove avevano trovato
rifugio i cristiani assiri e caldei dell’Iraq, fuggiti dai massacri perpetrati allora
dall'esercito iracheno. Il 23 febbraio scorso l'area è stata attaccata dai jihadisti
dell'Is, che hanno provocato la fuga di massa della popolazione assira e ancora detengono
nelle loro mani più di 230 cristiani presi in ostaggio da allora. Riguardo alla loro
sorte, nei giorni scorsi l'Assyrian Network for Human Rights ha rilanciato le indiscrezioni
secondo cui a marzo i jihadisti avrebbero chiesto in cambio della loro liberazione
un riscatto globale di 22 milioni di dollari, equivalenti a quasi 100mila dollari
per ciascun ostaggio. Davanti all'impossibilità conclamata di poter corrispondere
a tale richiesta astronomica da parte della comunità assira, le trattative si sarebbero
interrotte e tutti i tentativi di riaprire canali di negoziato attraverso alcuni capi
di clan tribali locali sarebbero andati a vuoto.
Gli ostaggi potrebbero essere usati come "scudi umani"
Fonti locali, contattate da Fides, riferiscono che sono stati gli stessi jihadisti
a far sapere che non intendono più trattare la liberazione degli ostaggi su base economica.
Le stesse fonti ritengono che i jihadisti potrebbero aver cambiato strategia, nella
prospettiva di utilizzare gli ostaggi assiri come potenziali scudi umani davanti a
eventuali offensive operate contro le loro postazioni dalle milizie curde o dagli
aerei della coalizione. (G.V.)
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