2015-05-11 13:54:00

Eurogruppo su Grecia che non ha presentato ancora le riforme


Oggi Eurogruppo. In primo piano la questione greca. Non ci si aspetta più un accordo ma una dura dichiarazione dei Paesi dell’eurozona nei confronti di Atene che ancora non ha presentato il piano di riforme completo, sollecitato con forza dal 20 febbraio. I creditori internazionali sembra stiano preparando un altro 'ultimatum'. A fine giugno scade il programma di aiuti e, senza accordo, non si potranno assicurare i sette miliardi ancora disponibili per Atene, che entro luglio deve restituire alla Bce 6 miliardi e al Fmi 800 milioni di euro. Della situazione e delle varie posizioni Fausta Speranza ha parlato con l’economista Paolo Guerrieri, docente dell’Università La Sapienza:

R. - In realtà, le scadenze di questo negoziato sono state già abbondantemente superate. Si era stabilito a fine febbraio che al massimo nello spazio di un paio di mesi si sarebbe arrivati in qualche modo a definire questo che – ricordiamolo - è un negoziato per il breve termine, cioè per mettere la Grecia nella possibilità di restituire ciò che deve nei prossimi mesi, a partire già da maggio, sia al Fondo Monetario sia alla Banca Centrale Europea. Il vero negoziato, che avrebbe dovuto essere prima dell’estate, dovrebbe riguardare un riassetto complessivo del piano di aggiustamento della Grecia. Le scadenze sono state abbondantemente superate; purtroppo, sul tavolo non c’è ancora niente.

D. – La Grecia non ha presentato il piano di riforme richiesto…

R. – La Grecia non è riuscita a definire ancora, in termini precisi - quindi con numeri, con previsioni quantitative e non solo con vaghe promesse - quello che aveva assunto come impegno. E soprattutto restano fondamentalmente nodi su certi temi: su mercato del lavoro, riforma delle pensioni, della tassazione e delle imposte indirette non c’è neanche – per ora – la volontà di entrare. E poi, nessuno conosce lo stato della finanza pubblica greca e dunque nessuno può sapere effettivamente la gravità della situazione in queste settimane. Non sappiamo quanti giorni o settimane ancora lo Stato greco possa funzionare.

D. – Possiamo sintetizzare dicendo che la Grecia, che aveva “imbrogliato” sui conti, è stata comunque aiutata in virtù del principio di solidarietà, ma adesso Bruxelles chiede rassicurazioni per il futuro?

R. – La Grecia, come sappiamo, è stata il Paese che poi ha innescato la crisi dell’euro dell’Europa, perché appunto quello che allora fece fu una vera e propria manipolazione dei conti. Fece risultare un deficit pubblico del 3% quando invece si scoprì che era superiore al 13. Da allora, però, molta acqua è passata sotto i ponti e la Grecia è stata sottoposta a ben due salvataggi, è stato drasticamente ridotto il debito pubblico della Grecia … La Grecia e i greci hanno fatto sacrifici, nel senso che hanno poi drasticamente tagliato all’interno la spesa pubblica, hanno sopportato una grande recessione … Ora, che, dopo tutto questo, ci si ritrovi invece in una situazione come quella di oggi, naturalmente, lascia molto pensare. Allora il problema vero è che, a questo punto, il governo Tsipras, che ha condotto questo negoziato – è inutile negarlo – in maniera sbagliata, ha pensato di avere, in realtà, molte più carte di quante poi non se ne sia trovate in mano. Dall’altra lato, c’è stato da parte di alcuni Paesi un atteggiamento in qualche maniera non chiaro, ambiguo, perché alcuni dell’eurozona continuano a ritenere che in fondo, se finisse male, non sarebbe così male per l’eurogruppo, mentre altri hanno attivamente collaborato. In ogni caso, ora c’è un problema fondamentale, che è quello di evitare che il “gioco” si trasformi in quello che si chiama “un gioco a somma negativa”: cioè, alla fine perdono tutti. Ricordiamo che l’Eurogruppo, Bruxelles, ha chiesto alla Grecia di continuare con una politica di riforme perché questo va innanzitutto nell’interesse del popolo greco. Quindi, evitare di ritornare a una situazione come quella del 2008-2010 significa evitare che uno Stato spenda molto di più di quello che ha, precostituendo quindi le condizioni di un fallimento. Questo, naturalmente, non vuol dire che l’Eurogruppo può dettare delle condizioni come se il governo greco non esistesse; il governo greco deve avere dei suoi gradi di libertà ma all’interno di un accordo che comunque preveda queste riforme. Invece, il governo greco ha considerato come “dovuto” il fatto che gli si estendessero questi prestiti, indipendentemente dagli impegni che poi avrebbe preso. Questo è sbagliato. Tra l’altro,  naturalmente c’è da difendere il principio che la Grecia non può essere trattato troppo diversamente dagli altri Paesi: queste riforme, necessarie, le hanno fatte, prima del governo greco e prima della Grecia, Paesi come l’Irlanda, la Spagna, il Portogallo; come sappiamo, Paesi come l’Italia e la Francia: l’Italia ha cominciato a farle … Allora, è in questo che i Paesi dell’Eurogruppo non possono arrivare a un compromesso di basso profilo, perché nel difendere queste riforme, queste strategie che anche la Grecia deve seguire, difende una linea che va nella direzione dell’interesse di tutti. E dico questo senza negare che in passato sono stati commessi pesanti errori, soprattutto in una chiave di austerità fine a se stessa, e quindi questo va emendato. Però, diciamolo chiaramente: oggi la Commissione Juncker ha un atteggiamento e una disponibilità molto diversa dalle propensioni della Commissione Barroso. Quindi, il terreno è molto diverso dal passato, e il governo Greco dovrebbe farne tesoro. Per ora, non lo ha fatto e non lo sta facendo.








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