2015-05-11 17:29:00

Chiesa e pedofilia, rischio 'rimozione collettiva'?


"A volte si danno ancora letture difensive e banali degli episodi di abusi sessuali commessi da sacerdoti su minori. Si ritiene che gli scandali legati alla pedofilia siano sempre accaduti 'altrove'; li si minimizza perché sarebbero pochi in relazione alla collettività dei sacerdoti; non si prova abbastanza vergogna per essi; oppure si ha un atteggiamento vittimistico per cui sarebbe stata la stampa ad enfatizzare il fenomeno; si dà una lettura solo clinico-patologica. Tutte letture che ci portano lontano dal riconoscimento di quanto è successo e della sua gravità". La severa analisi sulla lettura ancora 'scandalistica' degli abusi sessuali commessi da membri del clero è di padre Amedeo Cencini, sacerdote canossiano, psicologo e psicoterapeuta, docente alla Pontificia Università Gregoriana e all'Uiversità Pontificia Salesiana, autore del libro ‘E’ cambiato qualcosa? La Chiesa dopo gli scandali sessuali’, Edizioni Dehoniane di Bologna.

Un lutto non elaborato

"Quello che spesso ancora manca - spiega lo studioso - è una lettura corretta del significato che questi scandali sessuali assumono per quanto riguarda la qualità della vita e della testimonianza degli uomini di Chiesa, la qualità della loro formazione e ciò che ci potrebbe essere dietro questi episodi". E' come se fosse in atto un processo di 'rimozione collettiva' - spiega lo psicologo  - come se non avessimo elaborato il lutto di quanto è successo". 

Lo scandalo di pochi deriva dalla mediocrità di molti

Quale senso dovrebbero assumere questi episodi, sul piano psicologioco, per la chiesa? "Di solito gli abusi sessuali - spiega Cencini - sono l'ultimo anello di una catena di abusi sulla persona, di uno scadimento della sensibilità a livello morale, relazionale e a livello spirituale da parte di chi li ha commessi. Gli scandali sessuali non scoppiano mai all'improvviso, ma hanno una lunga gestazione. C'è come un 'piano inclinato' che lentamente porta a queste derive e che all'inizio parte da piccole veniali concessioni". "Questi scandali esprimono dunque una cultura che coinvolge la responsabilità di tutti, ovvero la qualità del vissuto celibatario virginale della massa dei consacrati che forse non è eccelsa. E' questo un messaggio che dobbiamo avere il coraggio recepire come Chiesa: lo scandalo di pochi è conseguenza della mediocrità di molti e questa mediocrità è già scandalo in se stessa". "Finché non entriamo in questo ordine di idee - aggiunge l'autore - questi eventi terribili non saranno serviti a nulla e potranno continuare". 

Molto è cambiato a livello istituzionale

"Senz'altro è cambiato molto a livello istituzionale nella gestione degli abusi", aggiunge p. Cencini. "Non più la copertura e la difesa dell'aggressore ma il coraggio della verità e lo spirito di collaborazione con le autorità civili e la preoccupazione primaria per le vittime. C'è una nuova cultura grazie all'impulso che si è sviluppato nella Chiesa per l'opera di Benedetto XVI e ora di Papa Francesco: una nuova mentalità, una nuova sensibilità e una nuova prassi ecclesiale". 

Un atteggiamento da cambiare

"La sensibilità verso la giustizia e le vittime e verso la creazione di ambienti sicuri per i minori è sicuramente aumentata nella Chiesa", aggiunge p. Hans Zollner sj, preside dell'Istituto di Psicologia della Gregoriana, membro della Commissione pontificia per la tutela dei minori, autore della prefazione al volume. "Tuttavia - prosegue Zollner, che è anche presidente del Centro per la protezione dei minori della Gregoriana - c'è tutt'ora un atteggiamento in alcuni ambienti della Chiesa, anche a livello di responsabili, che porta a non fare ciò che si potrebbe fare per prevenire questi abusi. Persone che non sono ancora convinte che questo tema abbia un'importanza per il bene delle vittime, dei giovani e per il bene della Chiesa". "Voglio solo ricordare - conclude Zollner - che ultimamente mi è giunta voce che in Italia una casa editrice, abbastanza nota nel mondo cattolico, si è rifiutata di pubblicare il racconto di una vittima di abuso sessuale da parte di una sacerdote con l'argomento che nell'anno dedicato alla vita consacrata è meglio non parlare di questi temi". "E' la prova che restano resistenze su un tema difficile e scomodo che mette in difficoltà molte persone che dovrebbero invece assumersi responsabilità". "E' cambiato molto a livello istituzionale - conclude p. Cencini - ma molto c'è da fare ancora a tutti i livelli, soprattutto a cominciare dalla formazione permanente dei presbiteri". 








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