2015-05-09 09:12:00

Il commento al Vangelo della sesta Domenica di Pasqua


Nella sesta domenica del Tempo di Pasqua, la Chiesa si incammina verso il compimento di questo percorso con l’Ascensione del Signore e la discesa dello Spirito Santo, che forma la comunità cristiana chiamata a dare testimonianza al mondo dell’amore che la costituisce:

“Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici”.

Su questo brano evangelico ascoltiamo una breve riflessione di don Ezechiele Pasotti:

Il brano evangelico di oggi continua la parola sui tralci e sulla vite di domenica scorsa: per produrre frutto è assolutamente necessario “rimanere” uniti a Cristo, “rimanere sul suo amore”. Questo rimanere nella parola del Signore significa osservare i suoi comandamenti. Il Figlio rimane nell’amore del Padre perché compie la sua volontà, ne osserva i comandamenti: che non sono leggi esterne, imposte dall’alto, ma espressione dell’amore, parola di vita.

L’unico comandamento
I comandamenti sono le parole di una madre al figlio perché egli non perda la vita, non perda il cammino della vita. Questi comandamenti si riassumono in uno solo: amare. Amare Dio con tutto il cuore e tutta l’anima e il prossimo come se stessi. Amare. Un amore che non esige nulla, che non si fa legge per l’altro, perché all’altro quest’amore dà la vita: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici” Questa è la passione di Dio: amare l’uomo, fino a dare la sua vita per lui, fino a perdersi, crocifisso, su una croce per lui: “Sic dilexit Deus mundum”, “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16).

Vi ho chiamato amici
Da questo amore di Dio nasce la sua filia, la sua amicizia: Dio non ci chiama ad una dipendenza da lui, a una “sottomissione”, dove mai l’amore può diventare sponsale. Dio vuole questa amicizia: “Vi ho chiamato amici”. E il fondamento di questa amicizia è l’amore: innanzitutto l’amore di Dio per noi, ma poi l’amore fraterno che lega in unità: “Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri”.








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