2015-05-09 10:30:00

Costruzione dell'identità sessuale. Convegno all'Auxilium


Nella celebrazione della sua 28.ma giornata di studi, la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium ha organizzato ieri a Roma un convegno rivolto a studenti, educatori e genitori sul tema: “Percorsi educativi per la costruzione dell’identità maschile femminile”. Un’occasione per riflettere scientificamente su un argomento spesso oggetto di riduttive e forzate interpretazioni ideologiche. C’era per noi Paolo Ondarza:

L’attuale contesto sociale, segnato da grandi cambiamenti culturali e nuove visioni antropologiche, frutto di concezioni liquide di persona e società, è oggetto di studio della Facoltà Auxilium di Roma. La preside, suor Pina Del Core:

“E’ ovvio, siamo una facoltà di Scienze dell’Educazione e non possiamo non considerare uno dei temi centrali della crescita che è la costruzione dell’identità. Un punto delicatissimo è la differenziazione sessuale. Ci possono essere dei disturbi, delle difficoltà in questo processo di differenziazione sessuale. Di fatto, sono stati i nostri giovani a chiedere l’approfondimento di questo tema, perché ovviamente c’era tanta confusione dal punto di vista non solo della letteratura, ma anche dei media. Quindi, noi abbiamo subito colto la palla al balzo”.

Cultura o biologia? A volte neanche l’anatomia dà segnali chiari nella definizione dell’identità sessuale. Come scegliere allora il sesso di un neonato in presenza di ambiguità genitale? L’approccio deve essere olistico, una visione ascientifica come quella del gender può generare gravi danni. Maria Luisa Di Pietro, docente di Bioetica all’Università Cattolica di Roma:

“L’obiettivo dei professionisti, dei medici dovrebbe essere quello di cercare di armonizzare sempre di più tutte quelle che sono le componenti della persona in queste situazioni particolari, che hanno una chiara origine organica. Parlare di “persona” significa tener presente la componente fisica, la componente psichico-affettiva, la componente spirituale, la componente morale, quindi il riferimento alla persona nella sua totalità è fondamentale”.

Progetti educativi improntati al gender, che in nome dell’emancipazione dai condizionamenti culturali invita a scegliere tra decine di orientamenti sessuali, possono ostacolare o arrestare il percorso evolutivo di un bambino. Domenico Bellantoni, docente di Psicologia all’Università Salesiana di Roma e autore del libro “Ruoli di genere”, edito da Città Nuova:

R. – Se ci si preoccupa troppo presto di dare al bambino l’indirizzo verso questo o quel modello, il rischio è che quel bambino non sia in grado di decidere, ma si trovi a incarnare un modello avendo poi difficoltà a liberarsene man mano che si muove verso l’età adulta. Appropriarsi del proprio sesso dovrebbe essere qualcosa di abbastanza semplice. Una volta il bambino si guardava allo specchio: avere o non avere “il pisellino” lo collocava come maschio o come femmina. La cultura attuale sta producendo, rispetto a questo, delle confusioni.

D. – Perché oggi si distingue? Anche il linguaggio scientifico tende a distinguere tra sesso e genere…

R. – Il problema non è semplicemente che distingua: si cerca di cancellare la parola “sesso”, tanto che in televisione – al telegiornale per esempio – non dicono mai “politiche sessuali”, ma parlano di “politiche di genere”. In realtà, però, si parla di politiche sessuali, tanto che si discute di "quote rosa". Se si facessero davvero delle politiche di genere, bisognerebbe fare politiche che rispettino attualmente trenta categorie diverse di genere.

D. – Quindi, il concetto di genere è un concetto artificiale?

R. – Ideologico-culturale.








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