2015-05-05 15:21:00

Biennale d'Arte, Padiglione vaticano: luogo di dialogo


Come due anni fa, alla Biennale d'Arte di Venezia, il Padiglione della Santa Sede è allestito accanto a quello del Paese di nascita di Papa Francesco, l'Argentina, che ospita qust'anno un omaggio all'opera dello scultore Juan Carlos Distéfano. Gli altri 'vicini di casa' del Vaticano, alla sua seconda partecipazione, sono il Messico e gli Emirati Arabi, ma anche, al piano superiore, la Turchia. 

A raccontarlo, nel giorno dell'inaugurazione della 'vernice' per i giornalisti della 56ma edizione dell'esposizione internazionale d'arte, è Micol Forti, direttrice della collezione d'arte contemporanea dei Musei Vaticani e curatrice del Padiglione della Santa Sede, quest'anno dedicato al tema 'In Principio... la Parola si fece carne'. "Il padiglione turco - spiega Micol Forti - è dedicato al grande artista concettuale di origini armene Sarkis. Questa vicinanza, tenendo presenti le recenti parole di Papa Francesco nel centenario dello sterminio di oltre un milione di armeni, è una vera occasione di dialogo e di incontro". "L'artista turco - racconta la curatrice del Padiglione vaticano - è venuto a trovarci e si è confrontato con noi. Ci ha anche confidato che su una delle sculture della sua grande installazione c'è una frase del Vengelo di Giovanni".    

Tre opere nate dal confronto

Tre, invece, gli artisti protagonisti del Padiglione della Santa Sede, che sviluppa il tema del 'Principio' ispirandosi al Prologo del Vangelo di Giovanni e verrà aperto al pubblico, con l'apertura ufficiale della Biennale, dal prossimo 9 maggio. La colombiana Monika Bravo, la macedone Elpida Hadzi-Vasileva e il fotografo Mário Macilau, nato a Maputo, Mozambico. "Il card. Gianfranco Ravasi, Commissario della Santa Sede per la Biennale - spiega Micol Forti - ha voluto andare ad indagare i mondi più distanti da noi, contesti culturali ed artistici poco conosciuti in Italia e in Europa, proprio per stabilire un dialogo". "Queste tre opere sono state, tra l'altro, allestite, costruite, insieme a noi. C'è stato infatti un dialogo sul tema, sulla lettura dei testi, sulle riflessioni che gli artisti hanno maturato durante il loro lavoro creativo. E' proprio questo tragitto, apparentemente capillare ma capace di creare una base comune, che dobbiamo sostenere con il nostro coraggio e il nostro entusiasmo".

La Chiesa si apre alle nuove generazioni

La sfida del Padiglione vaticano alla Biennale resta, infatti, quella di ristabilire il dialogo tra arte e fede. "E' una strada lunga, come ricorda spesso il cardinale Ravasi. E che tante iniziative del Pontificio Consiglio della Cultura, da lui presieduto, provano da tempo a percorrere per riannodare questo dialogo attraverso tante esperienze diverse", spiega Micol Forti. "La Biennale è un contesto specifico, di arte contemporanea, di sperimentazione e di apertura alle nuove generazioni. E questo, come dimostra la scelta degli artisti, è lo sforzo che abbiamo voluto fare quest'anno". "Non si tratta, quindi, di arte liturgica o di committenze sacre in senso stretto e specifico. Ma di un modo per rinnovare quell'apertura, quello sguardo che la Chiesa ha sempre avuto nei confronti dei linguaggi, delle possibilità e della libertà di espressione dei diversi artisti e delle diverse culture. In questo senso, quella della Biennale, seppur fondamentale, è solo una delle tappe di un percorso per ricolmare questa distanza che si è creata, negli ultimi decenni, tra arte e fede". 








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