2015-05-03 09:30:00

Visita del Papa alla parrocchia Regina Pacis di Ostia Lido


Questa domenica, Papa Francesco si reca alle 16.00 in visita pastorale alla parrocchia romana di Santa Maria Regina Pacis di Ostia Lido. Il Pontefice, prima di celebrare la Santa Messa, incontrerà gli anziani, i giovani, gli ammalati e le famiglie. Per conoscere come la comunità si è preparata ad accogliere il Papa, Federico Piana ha intervistato il parroco, don Ludovico Barbangelo:

R. - Da quando il cardinale ci ha annunciato che sarebbe venuto il Papa siamo andati un po’ in fibrillazione, perché il tempo era abbastanza breve; però ci siamo mossi. Abbiamo coinvolto tutte le persone della parrocchia, tutte le organizzazioni e associazioni per tentare, prima di tutto, di fare capire loro e ai bambini durante il catechismo chi era il Papa e cosa veniva a fare qui. Poi, ovviamente, in tutte le organizzazioni si è svolta una sorta di veglia di preghiera proprio perché la visita riesca al meglio possibile.

D. - Ci vuole raccontare che parrocchia è Regina Pacis?

R. - La parrocchia ha una storia ormai vecchia di 90 anni, molto lunga. È stata la prima chiesa costruita ad Ostia; una chiesa dall’architettura molto bella in stile neoclassico. Costituiva un po’ la cattedrale di Ostia voluta direttamente da Pio XI e dal cardinale Vannutelli. Ovviamente all’epoca -  si tratta degli anni 20, più precisamente intorno al 1926-1928 -  per la Messa di consacrazione della chiesa la popolazione era molto meno numerosa di quella che oggi è presente.  Quello della parrocchia è un territorio piuttosto vasto; comprende probabilmente 22-25mila abitanti.

D. - Che quartiere è Ostia?

R. - Ostia continua a conservare un ceto medio-borghese, costituito ormai dagli anziani. I nuovi sono molto frastagliati nelle loro formazioni, perché ci sono formazioni etniche di diverso livello: dai rumeni, ai polacchi agli egiziani – la prima comunità qui ad Ostia – e  da  tutte le persone che stanno iniziando a venire a seguito degli sbarchi. È diventata una città estremamente popolosa ma anche molto differenziata.

D. – Quali sono le difficoltà di fare il parroco in una situazione diversificata come questa?

R. - Mantenere la tradizione di quella che è la prima chiesa di Ostia e cominciare a capire i nuovi bisogni le nuove esigenze che stanno nascendo con i nuovi arrivi, con le nuove generazioni, e quindi questa multietnicità che si sviluppa costantemente.

D. - Quali sono questi bisogni che lei da parroco si vede magari tutti i giorni sotto gli occhi?

R. - I bisogni sono un po’ quelli che vedo in tutti gli italiani: la crisi che ha coinvolto l’Italia ha coinvolto anche Ostia; quindi l’imprenditoria che non va molto bene, la disoccupazione altissima, giovani che cercano lavoro e molti che se ne vanno … è un fenomeno comune anche qui. Poi ovviamente i bisogni delle persone che non hanno né casa né stipendi o modo di poter vivere quindi ovviamente si rivolgono sempre a noi.

D. - Tornando alla visita lei come parroco che frutti si aspetta?

R. - È un po’ difficile. Sull’onda dell’emotività potrei dire: “Speriamo”; più di questo non posso dire. Ma certamente mi aspetto che innanzi tutto la presenza del Papa che è amato – dobbiamo riconoscere che è una persona che sa parlare al cuore dell’uomo – possa lasciare un segno; poi mi aspetto una grande partecipazione, che già c’è, ma spero in qualcosa di più soprattutto per i giovani che vedono arrivare il pastore. La figura è importante per loro, vedono materializzarsi probabilmente colui che poi sta vicino alla gente, dà motivazioni … Quindi l’aspettativa è tanta, devo dire la verità.

 








All the contents on this site are copyrighted ©.