2015-05-03 08:30:00

Appello dell'Aiart: stop pubblicità al gioco d'azzardo


Stop alla pubblicità del gioco d’azzardo. E’ quanto chiesto dall’Aiart, l’associazione telespettatori cattolici, nel corso di un convegno svoltosi presso la nostra emittente, sulle conseguenze negative legate al gioco d’azzardo e alla sua promozione. Elvira Ragosta:

La spesa del gioco d’azzardo in Italia nel 2014 è stata di 90 miliardi di euro, in aumento rispetto agli anni precedenti. La crisi economica ha fatto diminuire la spesa diretta di pubblicità: 105 i milioni di euro spesi nel 2013, con un calo di oltre il 20% rispetto al 2012. Una diminuzione che interessa sia il settore delle sale slot sia la pubblicità in tv, con aumenti solo per il web, che oggi vale più di un quarto degli investimenti complessivi. A chiedere lo stop totale alla pubblicità del gioco d’azzardo l‘Associazione spettatori onlus. Il presidente nazionale Aiart, Luca Borgomeo:

“Perché riteniamo che la crescita del numero dei giocatori e la crescita del gettito rappresenti un pericolo sociale oggettivo. Noi definiamo il gioco d’azzardo addirittura un vero e proprio cancro, nel senso che danneggia la società. Il gioco d’azzardo, infatti, fa male alle tasche, fa male alla salute, fa male alle relazioni familiari. Per questo motivo riteniamo che una pubblicità così invasiva, così martellante come questa debba essere limitata”.

Pubblicità all’azzardo, diffusione delle slot, e controllo a distanza delle stesse, per non renderle più taroccabili, sono alcuni dei punti in discussione per la Delega Fiscale in materia di giochi, che affronterà anche un eventuale inasprimento del divieto di spot, ora vigente solo per la fascia protetta. L’onorevole Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’Economia:

R. - Noi siamo partiti ponendo il tema della fascia oraria, ma mi rendo conto, dalla discussione che stiamo facendo, che bisognerà avere un po’ più di coraggio ed affrontare il tema in termini più generali. Certo io sono prudente, perché tengo conto dei rischi anche di contenzioso, che potrebbero porci di fronte all’Unione Europea in una condizione di svantaggio. Sicuramente, però, lo sforzo che stiamo facendo è quello di pensare a soluzioni più ampie che non le fasce orarie.

D. – Per esempio?

R. – Beh, sappiamo che uno dei temi più caldi è quello dello sport. Quindi, la valutazione, nelle prossime settimane, se si possa arrivare a proibire la pubblicità nello sport. E’, però, una decisione che va presa dopo una riflessione approfondita, anche col Parlamento. Per quanto riguarda i tempi, penso che a metà giugno potremo presentare in Parlamento la delega. Ci saranno poi due mesi di tempo per il dibattito parlamentare.    

Sui 90 miliardi di euro di profitto per il gioco d’azzardo nel 2014, il Sottosegretario ricorda che circa l’80% ritorna in vincite, mentre l’introito per lo Stato si attesta sugli 8 miliardi. Sono tante le persone distrutte, economicamente e socialmente, dal gioco d’azzardo che chiedono aiuto nei centri di ascolto di Roma, ricorda mons. Feroci, direttore della Caritas capitolina, che snocciola anche i dati sulla presenza delle slot a Roma: 25000 in tutto con 260 locali dedicati all’azzardo.

Al convegno dell’Aiart anche la testimonianza di un famoso giocatore. L’artista Pupo ha infatti raccontato:

“Il problema non è tanto fare pubblicità, quella si potrebbe anche – scegliendo gli orari – continuare a fare. Bisogna, però, preparare la gente a recepire il messaggio pubblicitario in maniera giusta. Il lavoro capillare che, quindi, dovrebbe fare il Ministero, che dovrebbe fare lo Stato, è quello di abituare le persone a leggere il messaggio. Perché se tu mi dici “gioca responsabile” o mi dici “il gioco fa venire dipendenza”, mi dici delle cose che apparentemente non dicono nulla. Chi gioca, infatti, non sa recepire questo genere di messaggi. E questo è il grande lavoro che va fatto. Io ero un giocatore molto, molto responsabile, nel senso che sapevo quello che facevo, ma andavo a giocare nei casinò a grandi livelli. Quel tipo di problema non esiste più e oggi io non sono qui a testimoniare fatti che non avrebbero più aderenza con la realtà, sono qui nella veste – credo – credibile del giocatore – perché di questo c’è bisogno – per dare messaggi di credibilità. Noi che ci siamo passati, anche se in altri periodi, siamo legittimati a parlare, siamo legittimati a venire a raccontare e probabilmente, forse, se qualcuno si salva, si salva proprio attraverso questi racconti”.








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