2015-04-30 13:34:00

Siria: la solidarietà riaccende la speranza nei cristiani sfollati


In Siria è sempre più forte l'ondata migratoria verso le città del litorale, si contano 1300 famiglie partite da Aleppo. La Caritas locale incrementa i programmi di emergenza per chi non vede più futuro nel proprio Paese. La solidarietà fa rinascere la speranza nei cristiani sfollati, che riconoscono nella propria sofferenza la mano di fazioni armate estremiste e non di musulmani, come riferisce Rosette Héchaïmé, referente della Caritas, al microfono di Claudia Minici:

R. - Noi della Caritas stiamo seguendo passo dopo passo quello che sta succedendo in Siria. In questi i giorni ci preoccupa tanto la situazione nella regione di Aleppo; sappiamo che nelle ultime settimane ci sono stati dei forti combattimenti con avanzate piuttosto significative da parte delle fazioni ribelli che hanno destabilizzato la popolazione. Molta gente sta fuggendo verso le città del litorale della Siria, come Tartus, Latakia, oppure si stanno spostando da alcuni quartieri ad altri; la situazione è molto precaria. Quindi vediamo l’aumento del numero degli sfollati all’interno del Paese e il problema si sposta da un posto all’altro. Quello che ci preoccupa molto è lo scoraggiamento: è sempre più grande il numero di coloro che pensano che non ci sia un futuro nella propria patria.

D. - La Caritas come sta intervenendo?

R. - Oggi la gente sta chiedendo un posto dove andare. Oggi diventano tutti un po’ programmi di emergenza, dove i beneficiari sono forse raddoppiati e il ritmo di crescita è accelerato: in una settimana abbiamo ricevuto 150 famiglie. Per quanto riguarda il litorale stiamo cercando di valutare come fare per rinforzare l’équipe. La settimana scorsa si parlava di 1300 famiglie partite da Aleppo verso il litorale.

D. – Abbiamo esperienze di convivenza tra cristiani e musulmani?

R. - Nessuno parla di una difficoltà con i musulmani. Quella che si sta vivendo è una sofferenza provocata da fazioni armate. È questo quello che viene fuori: creano preoccupazione gli estremismi che vengono fuori nel mondo musulmano. Abbiamo vissuto l’esperienza di vivere con i musulmani, un vivere che potrebbe essere pacifico, da fratelli; invece oggi siamo presi alla gola da gente che ha dei progetti oscuri;  forse anche loro stessi sono manipolati nella loro fede ... I cristiani in Siria non parlano di musulmani: parlano di fazione armate, estremiste che fanno temere per il loro futuro.

D. - Nella tragicità della situazione, conserva la speranza?

R. - La speranza sicuramente c’è, perché vediamo che sta nascendo veramente tanta solidarietà. Quando il dolore bussa forte alle porte di qualcuno, ti crea una ferita profonda e verrebbe da chiedersi: “Ma Dio dov’è?”. Però, appena si affaccia la solidarietà che riempie l’anima di queste persone, quello che si sente sulle loro bocche è la riconoscenza a Dio che non li abbandona. Quindi la speranza può veramente fiorire. Loro sono lì, sono un’offerta, sono un sacrificio, sono un’umanità che piange.








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