2015-04-30 12:46:00

Onu, Ue e Usa premono per soluzione politica in Libia


Una conferenza sulla Libia con l’obiettivo di creare un governo sotto il mandato Onu: l’iniziativa, proposta dall’Ue, trova l’appoggio degli Usa. Nel Paese nordafricano risulta sempre più evidente l’impasse politica tra il governo di Tobruk, ad Est, riconosciuto dalla comunità internazionale, e il governo di Tripoli, rappresentativo delle forze islamiste. Dopo mesi di mediazione, il piano presentato dall’inviato speciale Onu, Leon, è stato bocciato da Tripoli che non accetta che il Parlamento riconosciuto sia quello di Tobruk. Delle prospettive sul futuro della Libia, Fausta Speranza ha parlato con Daniele De Luca, docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università del Salento:

R. – Non lo so se sia pensabile, visto che le parti in causa hanno, a volte, difficoltà anche a sedersi allo stesso tavolo e se lo fanno rimangono sedute per poco tempo perché non riescono a trovare un accordo. La proposta è assolutamente positiva e condivisibile e anche il fatto che il Dipartimento di Stato si sia espresso in questo senso rafforza la proposta dell’Unione Europea. Il mio scetticissimo, però, rimane sulla forza di volontà e sulla voglia di sedersi a un tavolo e trovare una soluzione da parte delle parti in causa.

D. – Voci dall’Onu parlano anche di possibili sanzioni per chi non collabora in questa fase di transizione…

R. – Sì! Questa è una ipotesi ventilata negli ultimi giorni e nelle ultime ore. Ma, per poter sanzionare qualcuno o qualcosa, devi sapere chi sanzionare. Qui le parti in causa sono varie… E poi sanzioni di che genere? Sulle armi? Fondamentalmente potrebbero essere quelle… Ma non so quanti sarebbero d’accordo nell’applicare queste sanzioni, perché se una delle parti in causa è più vicina agli islamisti e l’altra è più vicina agli occidentali, voglio vedere quale delle parti decide di non fornire armi alla parte più vicina.

D. – Ufficialmente il piano è stato rigettato da Tripoli perché non ammette che il parlamento riconosciuto sia quello di Tobruk. Ma ci sono anche altri elementi?

R. – Questo è un momento in cui le parti in causa stanno cercando di trovare il maggior spazio sul terreno, di rafforzare le proprie posizioni. Quindi è abbastanza "comprensibile" il fatto di rigettare delle proposte. Ognuno è più lealista dell’altro: quindi Tripoli dice che il governo di Tripoli è quello più riconoscibile e l’altro fa lo stesso. Naturalmente credo che sia una questione di rafforzamento sul terreno, perché ancora nessuna delle parti ha rafforzato in maniera forte e decisa la propria posizione.

D. - Intanto che dire del controllo sul territorio?

R. – Il controllo sul territorio è – anche qui – abbastanza variegato, a seconda della posizioni: ci sono degli avanzamenti e delle ritirate a seconda di attacchi e contrattacchi. La posizione islamista è quella che maggiormente preoccupa, ma quello che invece a me maggiormente preoccupa è il controllo delle coste: le coste libiche sono ovviamente il naturale punto di partenza degli immigrati, che non riescono ad arrivare sulle nostre di coste e che purtroppo muoiono in mare. Il controllo delle coste è assolutamente fondamentale e questo, in questo momento, non c'è né da una parte né dall’altra. La questione è estremamente seria! Credo che, a prescindere dalla forte emozione che suscita il fatto quando muoiono centinaia di persone e l’emozione si concentra in quei 2-3 giorni, poi, dopo, le cose – sembra – vengono trascurate. Invece la questione dell’emigrazione verso le nostre coste, la fuga dal Nord Africa e la incapacità dell’Europa di trovare una soluzione è quello che preoccupa di più!








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