2015-04-29 18:42:00

In Nepal emergenza per 8 milioni di persone. 5300 i morti


A 4 giorni dal terremoto che ha colpito il Nepal, il bilancio e' sempre piu' tragico: oltre 5.300 morti e 8.000 feriti. Intanto a Kathmandu la popolazione protesta per la lentezza  nella distribuzione degli aiuti che la comunità internazionale ha assicurato. Il servizio di Fausta Speranza

8 milioni le persone bisognose di assistenza umanitaria. E le autorità nepalesi chiedono 500.000 tende. Nel bisogno, la tensione. Circa 200 persone bloccano il traffico a Kathmandu in segno di protesta contro la lentezza con cui vengono distribuiti gli aiuti alla popolazione. I dimostranti  accusano il governo di non fare abbastanza, sfidano la polizia e si registrano episodi di scontri. Al microfono di Gabriella Ceraso, Francesca Schraffl, responsabile comunicazione per il network europeo Alliance 2015:

“Sì, la gente si arrabbia, chiede dov’è, l’acqua, dov’è il cibo e quindi è anche una situazione abbastanza delicata a livello sociale. La situazione nella capitale è abbastanza tragica. La gente vive ancora nelle tende, manca acqua potabile, manca da mangiare, mancano medicine, ci sono problemi di comunicazione, Internet va e non va, il telefono va e non va e c’è il grossissimo problema degli aiuti che non arrivano.”

Ed è crisi anche intorno all’aeroporto. La struttura  non riesce a far fronte all’anomalo traffico aereo per l’arrivo di team di soccorsi e aiuti. In particolare New Delhi lamenta che le autorità aeroportuali nepalesi non hanno concesso tempestivamente la necessaria particolare  'clearance' (autorizzazione) agli aerei cargo indiani.

“Noi stiamo aspettando da due giorni il nostro carico di tende e anche oggi ci è stato detto che deve ancora partire da Dubai perché non hanno avuto l’autorizzazione dall’aeroporto di Kathmandu. Adesso si sono aperte strade con l’India e si sta cercando di mandare camion attraverso l’India direttamente.”

Anche fuori della capitale è difficoltà. Il capo del distretto  di Sindhupalchowk, il piu' colpito con 1500 morti, ha fatto sapere di aver abbandonato  il suo ufficio diretto a Kathmandu dopo le proteste dei senzatetto che reclamano aiuti.

“Tutti cercano di fuggire per arrivare in una capitale che non è assolutamente attrezzata per gestire la gente che c’è, figuriamoci la gente che viene dalle zone rurali.”

Resta da dire che dovrebbero essere poche le persone disperse in seguito alla valanga che ieri si è abbattuta sul villaggio nepalese di Ghodatabela, non distante dall'epicentro del sisma di sabato.  Lo conferma il governo, dopo alcune verifiche: all'inizio si era parlato di 250 dispersi.

  

Dunque, manca tutto e serve fare presto pensando anche a chi è più fragile, come fa Caritas Internationalis. Lo spiega al microfono di Linda Bordoni la direttrice umanitaria, Suzanna Tkalec:

R. – Il clima in Nepal non è tra i più ideali. Infatti, ci troviamo nella stagione delle piogge, stiamo aspettando l’arrivo dei monsoni, fa freddo e quindi l’importante è che la gente che ora si trova all’aperto riceva un posto adeguato dove ripararsi, accesso al cibo e all’acqua potabile e assicurarci che non ci siano malattie. Inoltre, Caritas Nepal ha identificato la necessità di protezione soprattutto per coloro che sono più vulnerabili, quindi le donne, le ragazze e le persone che vivono con disabilità fisiche e mentali.

D. – Invece, per quanto riguarda il soccorso Caritas avete fatto una richiesta di donazioni di emergenza?

R. – Non c’è neanche stato bisogno di fare richiesta: espressioni di solidarietà e supporto sono arrivati in meno di 48 ore. Noi ci troviamo con tre milioni di euro che sono già stati assicurati da tutte le Caritas. Una risposta veramente strepitosa. 








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