2015-04-29 13:00:00

Allarme dell'Oms: un bambino su 5 nel mondo non è vaccinato


L’Organizzazione Mondiale della Sanità lancia l'allarme in occasione della settimana mondiale delle vaccinazioni (24-30 aprile): 1 bambino su 5 non viene vaccinato. Nel 2011, sono oltre 22 milioni i bambini nel mondo che non hanno ricevuto un vaccino. Federica Bertolucci ha intervistato Giacomo Guerrera, presidente dell'Unicef Italia:

R. – Le vaccinazioni sicuramente hanno salvato molte vite umane. Se abbiamo raggiunto quasi il dimezzamento della mortalità infantile in questi 40 anni lo dobbiamo proprio alle vaccinazioni. Sicuramente nei Paesi dove interveniamo riusciamo a praticare la vaccinazione abbastanza agevolmente. Ci sono situazioni anomale un po’ nell’Europa del nord dove ci sono molti detrattori ma il vero nemico delle vaccinazioni è proprio il successo delle vaccinazioni. Mentre, per quanto riguarda i Paesi in cui noi operiamo, ecco lì è importante intervenire soprattutto in presenza di emergenze perché quello è il momento più delicato dove i bambini sono maggiormente esposti a malattie.

D . – Secondo i dati dell’Oms un bambino su cinque non viene vaccinato. Quali sono i principali ostacoli che impediscono la vaccinazione?

R. – Tra i principali ostacoli che impediscono la vaccinazione non c’è certamente la disponibilità e l’accettazione di questa pratica da parte di tutte le popolazioni. Quello che è necessario è raggiungere tutte le popolazioni, anche quelle che vivono nelle aree rurali più decentrate, dove molto spesso si interviene con uguale intensità. Infatti, la settimana mondiale della vaccinazione noi la dedichiamo proprio per colmare il divario: colmare il divario per noi è un appello che vale essenzialmente per aiutare, per vaccinare quei bambini che si trovano più ai margini delle diverse società. E sono quei bambini che, maggiormente esposti, hanno bisogno di un intervento e di un intervento immediato. E noi facciamo questo in questa settimana con un focus particolare su alcuni Paesi.

D. – Quali sono le campagne per la vaccinazione che Unicef promuove? E quali sono gli obiettivi da voi prefissati?

R. – Le campagne che noi promuoviamo riguardano essenzialmente la Siria e i Paesi colpiti dall’ebola, cioè la Guinea, la Liberia e la Sierra Leone. Sicuramente in Siria, quanto avviene e quanto è avvenuto a seguito del conflitto ancora in corso, molti centri sanitari sono stati distrutti. Le vaccinazioni comunque vengono somministrate in circa 1.200 centri, 6.000 operatori Unicef sono coinvolti in questa operazione per raggiungere i bambini anche nei centri più difficilmente raggiungibili. Dalla fine del 2014 in Siria, per quanto riguarda il morbillo, sono stati registrati circa 594 casi. Sicuramente è un numero importante e quindi bisognerà intervenire in maniera adeguata. Secondo noi, oltre 230 mila bambini nelle zone più difficili da raggiungere in Siria sono rimasti esclusi dalle vaccinazioni a causa del conflitto ed è verso questi bambini che noi vogliamo intervenire e intervenire in maniera adeguata.Sicuramente altrettanta attenzione meritano i Paesi quali la Guinea, la Liberia, la Sierra Leone. Infatti i bambini di questi Paesi sono più esposti a contrarre malattie che portano purtroppo al decesso. Quindi, bisogna intervenire cercando di prevenire quelle che sono le malattie tipiche dell’età per quanto riguarda il morbillo, la polio: è grazie a queste campagne che siamo riusciti a salvare molti bambini.








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