2015-04-28 14:49:00

Centro Astalli: per l'Ue accogliere i rifugiati è un dovere


Gli sforzi per scoraggiare il contrabbando di esseri umani nel Mediterraneo saranno vani se non si adotteranno misure per affrontare le politiche migratorie "eccessivamente restrittive" in Europa e le cause profonde del fenomeno. Lo affermano tra gli altri, in una dichiarazione congiunta resa nota oggi a Ginevra l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Antonio Guterres e il direttore generale dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), William Swing. La dichiarazione sottolinea come "la situazione odierna richieda misure che vanno oltre la sicurezza delle frontiere" e ne suggeriscono alcune quali l'elaborazione di politiche migratorie che rispondano alle vere esigenze del mercato del lavoro, un aumento dell'offerta di canali sicuri e regolari per l'ingresso e il rendere il sistema europeo comune di asilo più coeso e solidale tra Paesi dell'Ue.

La presenza di Ban Ki-moon sulla nave San Giusto è un segno importante: l’Italia non è più sola di fronte all’emergenza immigrazione, aveva dichiarato il premier italiano Matteo Renzi ieri sera. Per Renzi "fermare i trafficanti di esseri umani è una assoluta priorità e in questo è possibile contare sul sostegno delle Nazioni Unite". Da parte sua, il segretario generale dell’Onu ha assicurato la disponibilità a collaborare con l’Unione europea ma ha ribadito il dovere dell’Europa di aiutare chi scappa dalla propria terra. Occorre affrontare il problema alla radice, ha aggiunto, e trovare una soluzione politica per gli immigrati nel Mediterraneo in particolare in Libia. Al microfono di Adriana Masotti sentiamo Donatella Parisi, responsabile per le comunicazioni del Centro Astalli:

R. – Il Centro Astalli segue - ovviamente - con attenzione e anche con preoccupazione tutto quanto sta accadendo dopo il terribile naufragio che ha visto la morte di 900 persone a Nord della Libia. E’ il momento di prendere provvedimenti, di fare in modo che queste stragi in mare non accadano più! Il Centro Astalli - in più occasioni – ha chiesto che vengano immediatamente attuate misure concrete e queste misure concrete oggettivamente non si vedono ancora all’orizzonte. Quello che noi chiediamo immediatamente è creare canali umanitari sicuri per permettere a chi scappa da guerre e persecuzioni di poter chiedere asilo in Europa, senza dover affidarsi a trafficanti senza scrupoli. E questo non c’è, né nell’agenda europea né si evince da quello che si riporta dell’incontro tra Ban Ki-moon e Renzi. La seconda cosa è che l’Europa si faccia protagonista del Mediterraneo, accolga i rifugiati secondo quote stabilite: al momento ci sono Paesi che accolgono ed altri che, invece, non si fanno carico delle crisi umanitarie che ci sono in questo momento nel mondo. Perché di questo si tratta: della crisi in Siria, dell’Africa sub-sahariana, che ha guerre civili terrificanti al proprio interno… e che l’Europa sembra non vedere! Hanno invocato l’aiuto delle Nazioni Unite. Chiaro, ciascuno deve fare la propria parte e allora chiediamo alle Nazioni Unite soluzioni praticabili affinché, in qualche modo, si spezzi questo monopolio assoluto che hanno i trafficanti riguardo al portare in sicurezza le persone.

D. – La difesa della vita delle persone che si trovano in mare: questo mi sembra quello che il segretario generale dell’Onu ha chiesto con insistenza. Fare di più per salvare queste vite…

R. – Sì. Ed è una richiesta in linea con quello che molte Ong internazionali, tra cui il Centro Astalli, hanno fatto in più sedi. Quello che chiedevano all’Europa non era tanto di rafforzare “Triton”, che è una operazione di controllo delle frontiere: noi chiedevamo un ripristino di “Mare Nostrum”, che “Mare Nostrum” diventasse l’operazione europea, un’operazione di soccorso e di salvataggio di vite umane in mare. Non doveva essere la soluzione definitiva, ma doveva essere una soluzione temporanea finché non si stabilissero dei modi sicuri e legali per consentire alle persone che scappano dalla guerra di arrivare in Europa senza essere costretti a pagare dei trafficanti.

D. – L’altra questione, però, è la lotta - appunto - al traffico, a chi specula su questi viaggi. E Ban Ki-moon ha detto “No al bombardamento dei barconi”…

R. – Il bombardamento dei barconi per noi non è una soluzione praticabile. E quindi siamo assolutamente in linea con Ban Ki-moon! Bombardare le navi non vuol dire risolvere il problema: vuol dire solo mettere i trafficanti in condizioni di trovare altre soluzioni. Tra l’altro il traffico non è solo via mare: noi vediamo anche rifugiati che arrivano in aereo, con documenti falsi, con viaggi organizzati dai trafficanti… Le carrette - diciamo - sono la punta piccolissima di un iceberg molto più grande e complesso.

D. – Qualcuno dice però che rafforzare e aumentare l’accoglienza non fa altro che incentivare gli arrivi…

R. – Il problema dei trafficanti non è collegato all’accoglienza: l’accoglienza dei rifugiati è un dovere dell’Unione Europea, che ha firmato trattati internazionali. Si parla di 200 mila persone su un continente che conta centinaia di milioni di abitanti, quindi un numero assolutamente gestibile se ci fosse la volontà. Sono persone che non scelgono di partire: le statistiche delle Nazioni Unite ci dicono che su quelle carrette non c’è una prevalenza di migranti economici, ma ci sono migranti forzati. Sono costretti ad andare via dalla propria casa, perché va in fiamme, perché sparano, perché ci sono le bombe… E non è certo il deterrente che può mettere in atto l’Unione Europea che li fermerà! Come ha detto un rifugiato in un incontro organizzato dal Centro Astalli: “Tra la certezza di morire nel mio Paese e il rischio di morire in mare, comunque devo scegliere il rischio”.

D. – Insomma bisognerebbe andare alle cause, al perché di queste traversate…

R. – Esatto!








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