2015-04-26 11:27:00

Messa a Mazara del Vallo per tutte le vittime nel Canale di Sicilia


Oggi sul sagrato della Chiesa di San Vito a mare a Mazara del Vallo, Santa Messa celebrata in memoria delle vittime dei naufragi nel Canale di Sicilia. La celebrazione, che si svolgerà alle 19.30, è stata voluta dallo stesso vescovo di Mazara del Vallo, mons. Domenico Mogavero, con l’obiettivo di  far aprire gli occhi ed i cuori a quanti li hanno chiusi nei confronti di tanti uomini, donne e bambini in cerca di un futuro migliore, lontano da guerre e fame. Federico Piana lo ha intervistato:

R. – E' una iniziativa che, rispetto alle altre, ha la peculiarità di essere celebrata sulla sponda, guardando questo mare che viene visto dalla sponda sud come mare di speranza, ma che si trasforma purtroppo e in maniera sempre più drammatica come un mare tombale. Noi pregheremo su questo mare, illumineremo con le nostre torce questo mare, per far vedere a questi defunti una luce nella speranza, che si accende nella preghiera.

D. – Lei ha scritto: “Ora che il numero delle vittime di un singolo naufragio nel Mediterraneo sfiora le quattro cifre dovremmo avere il buon senso e il pudore di cominciare a limitare le parole”. Tante volte si parla a sproposito?

R. – Sì! Purtroppo sentiamo veramente parole molto pesanti, parole indegne della nostra umanità prima ancora che della nostra fede, per noi che siamo credenti. Tutto questo fa male, perché vedere tanta insensibilità, vedere tanti occhi chiusi, vedere tanti cuori induriti di fronte alla sofferenza di uomini, donne, bambini, che non vengono a chiederci un pezzo di pane, che non vengono a rubarci lavoro: sono persone che chiedono rispetto della loro dignità e della loro vita; sono persone che sperimentano le atrocità le più miserande e che sono equiparabili solamente a quelle dei grandi regimi totalitari del Novecento. Di fronte a tutto questo io credo che noi uomini e cristiani dobbiamo iniziare veramente una lotta di resistenza per la liberazione della nostra terra da ogni rigurgito di disumanizzazione. Non è una questione né economica né religiosa: è una questione di civiltà, la civiltà dei diritti ed è una questione di nuovo umanismo. Se prescindiamo da tutto questo allora non ha senso né quello che siamo né quello che diciamo né quello che facciamo.

D. – Secondo lei, come si potrebbe risolvere questo problema dei continui sbarchi, delle morti atroci nel Mediterraneo?

R. – L’unica soluzione logica è quella di intervenire sulle cause e non tanto sui sintomi e sugli strumenti. A me questa idea di bombardare i barconi e tutto quello che si va dicendo in maniera più o meno insensata, sembra – e chiedo scusa per il paragone – il gesto di colui che ha la febbre molto alta e risolve il problema schiacciando e rompendo il termometro... Ognuno al proprio posto ha qualcosa da fare: noi come Chiesa, oltre all’accoglienza, abbiamo il dovere di educare alla mondialità vera.  Chiudere gli occhi e il cuore di fronte alla realtà ci espone non soltanto al giudizio pesantemente negativo sul piano etico e umano dell’oggi, ma ancora di più ci espone al giudizio tremendo che la storia dirà su questo nostro tempo quando esaminerà fatti e parole e soprattutto omissioni.








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