2015-04-24 11:29:00

Dibattito Onu - leader religiosi. Maria Voce: nuova volontà di dialogo


La nascita di un Comitato consultivo permanente in sede Onu affidato ai leader religiosi. Questa una delle proposte lanciate mercoledì sera al Palazzo di Vetro di New York al termine di un dibattito voluto dai 193 Stati membri con 15 leaders religiosi tra cui la presidente dei Focolari Maria Voce. Tema del confronto: tolleranza e riconciliazione per sconfiggere l’estremismo violento. I risultati verranno integrati nei contenuti dell’agenda per lo sviluppo per il dopo 2015. Cosa è emerso dunque e con quali prospettive? Gabriella Ceraso lo ha chiesto alla stessa Maria Voce raggiunta telefonicamente a New York:

R. – Quello che mi sembra sia emerso è una grande volontà di cambiare atteggiamento, di essere cioè veramente in un atteggiamento di dialogo, di ascolto, di reciproco rispetto verso tutti, per trovare quelle strategie che poi – nei diversi contesti – permettano questo incontro, affinché non diventi uno scontro, ma una accoglienza reciproca per costruire una pace più duratura. Questo mi sembra sia emerso chiaramente.

D. – Nel suo intervento lei ha usato parole forti, ha detto che, davanti ad una situazione di "gravissima disgregazione" e anche di" estremismo violento", non ci possono più essere "mezze misure". Serve una "conversione anche nella governance globale" e l’Onu stesso – secondo le sue parole – dovrebbe fare un esame un po’ sulla sua identità. Cosa ha voluto dire e suscitare con queste parole e soprattutto come sono state accolte dall'Onu?

R. – A me sembra che siano state accolte molto bene. Ho avuto l’impressione che rispondessero ad un bisogno che loro stessi sentivano. E’ stato un confronto – secondo me – che loro ricercavano. Sono entrata in questa Assemblea dell’Onu con nell’anima il senso che bisognava capovolgere qualche cosa e quando usavo queste parole forti sentivo che era un capovolgimento: ritenere che è possibile quello che umanamente parlando sembra impossibile. Quindi è anche possibile che l’Onu diventi veramente quello per cui è nata: una sede in cui le nazioni possano certamente esprimere il loro pensiero, possano portare le loro esigenze e più che le nazioni direi i popoli, le persone, sentendosi rappresentate per la costruzione di un bene comune, che passa attraverso la condivisione dei beni, attraverso una maggiore giustizia sociale, attraverso una rinuncia dei mezzi violenti. E ho sentito che l’Onu ha la capacità di mettere in campo queste risorse, ma che per farlo ha bisogno del sostegno che viene anche dai popoli, che viene da tutti coloro che sono interessati a dare questo sostegno e quindi anche dalla voce dei leader religiosi.

D. – Le sembra che nel contesto, che è quello dell’Onu, effettivamente venga riconosciuto un ruolo alle religioni in questo momento che stiamo vivendo? E poi quale contributo hanno potuto dare i leader religiosi in questo incontro?

R. – Mi sembra che il contributo che i leader religiosi abbiano dato sia stato veramente notevole e che sia stato riconosciuto anche dall’Onu. Il fatto stesso che siamo stati invitati - e ritengo che questo sia stato molto di più di un invito - è stata veramente una richiesta di aiuto, l’espressione di un bisogno, un bisogno di lavorare insieme per il bene dell’umanità. E questo mi sembra che i leader religiosi lo abbiano sentito e che abbiano risposto adeguatamente. Questo non vuol dire che dappertutto i leader religiosi siano considerati per quello che veramente possono dare, però certamente all’Onu sono stati considerati per questo. E’ stato chiesto loro di dare incidenza ed influenza sulle comunità, sulle idee di coloro che li seguono, sulla formazione di coloro che li seguono così che possano costruire questo futuro migliore. Mi sembra che questo l’Onu l’abbia fatto egregiamente.

D. – Sappiamo che i contenuti di questo vostro dibattito saranno integrati nell’agenda per lo sviluppo per il dopo 2015: ci crede che questo sia possibile?

R. – Io ci credo! Anche perché ho visto la buona volontà di tutti.Poi il fatto che ci siamo incontrati ha permesso loro di riconoscere il positivo che c’è nella visione religiosa dell’umanità, ecco credo che proprio in questo incontro stia l’idea vincente di questo dibattito. Mi sembra anche molto importante il fatto che proprio da loro, dall’Onu stessa, si preveda già la possibilità di costituire un comitato consultivo permanente in cui entri la voce dei leader religiosi.

D. – Lei ha chiesto, nel suo intervento, all’Assemblea: “Che fare?”. Una domanda alla quale ha risposto citando le parole di Chiara Lubich: “Non arrendiamoci!”. Io lo chiedo a lei, come lei lo ha chiesto all’Onu: che fare?

R. – La risposta è ancora la stessa: non arrendiamoci, lavoriamo affinché ci sia veramente questa nuova coscienza da parte di tutti che la pace si può costruire solamente insieme.








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