Sostenere le famiglie ad educare i figli nel rispetto degli altri. Così l’osservatore permanente della Santa Sede all’Onu, mons. Bernardito Auza, intervenuto al Palazzo di Vetro di New York al dibattito sul ruolo dei giovani nel contrasto all’estremismo violento e per la promozione della pace. L’arcivescovo ha pure preso parte alla riunione intergovernativa per l’agenda di aiuti post-2015. Il servizio di Giada Aquilino:
Aiuti alle famiglie
Lavorare con le famiglie e sostenerle negli “sforzi per educare i bambini e i giovani
ai valori del dialogo e del rispetto per gli altri”, affinché resistano a ciò che
solo “in un primo momento” può sembrare una interessante chiamata a una “causa superiore”
e a un’“avventura” con i gruppi estremisti. Questa l’esortazione dell’arcivescovo
Bernardito Auza all’Onu di New York. La famiglia, ha sottolineato, è “la prima educatrice
dei bambini”: se gli Stati puntano davvero ad arrivare ai giovani prima che siano
esposti a “ideologie estremiste” dovrebbero fornire “aiuti appropriati ai genitori”.
Reclutamento sul web
D’altra parte oggi, ha proseguito, i giovani possono utilizzare internet e i social
media per “entrare in contatto, fare amicizia e conoscere le grandi culture e tradizioni”
di tutto il mondo. “Purtroppo - ha osservato - questi grandi progressi tecnologici
possono anche essere manipolati per diffondere messaggi di odio e violenza”. La risposta
dei giovani al reclutamento da parte di chi li incita all’estremismo violento si sviluppa
“in un contesto di disillusione e di occasioni perse”, di crisi di “identità socio-culturale”,
di “mancata integrazione”, di “alienazione e insoddisfazione”, ma anche di rottura
intergenerazionale e “con le famiglie”.
Favorire discussioni pubbliche
Studi ad hoc hanno mostrato come alcuni governi tendano “a evitare” un dialogo franco
e costruttivo sulla questione della radicalizzazione, invece di promuovere discussioni
pubbliche: nascondere il problema “è controproducente” ha avvertito mons. Auza. Una
“politica pubblica equilibrata” svolge poi un ruolo chiave nel facilitare “una solida
integrazione nella società degli immigrati, come cittadini”. “Molto necessarie” appaiono,
quindi, politiche che scoraggino percezioni xenofobe o razziste e contribuiscano al
rispetto di valori religiosi e socio-culturali sani.
Senza religione, giovani disorientati
La religione, ha ricordato l’osservatore permanente, costituisce una parte importante
di “tali sistemi di valori”. Quelle politiche e quelle concezioni educative “che cercano
di ridurre al minimo o eliminare” la componente della fede nelle identità individuali
e collettive potrebbero “lasciare il giovane disorientato, alienato, marginalizzato”,
facile preda del messaggio dei gruppi estremisti. Non c’è dubbio, inoltre, che gli
slogan usati da tali realtà implichino spesso “distorti valori religiosi e socio-culturali”.
E’ per questo che leader religiosi e organizzazioni “devono condannare messaggi di
odio in nome della religione”, promuovendo comprensione e rispetto tra popoli di fedi
diverse.
Vulnerabilità sociale
Certo, la disoccupazione e la disperazione contribuiscono alla vulnerabilità di molti
giovani, come pure le disuguaglianze economiche e di sviluppo e le forme di emarginazione,
che possono quindi diventare una minaccia per la pace e la sicurezza internazionale.
Promuovere pace coi social media
In tale contesto, mons. Auza ricorda che, negli sforzi per promuovere una cultura
della pace, i giovani sono la “risorsa più preziosa”: per contrastare l’estremismo
è possibile dunque promuovere “voci sicure e rispettate” tra i loro coetanei, nelle
medesime piattaforme usate dagli estremisti stessi per reclutare nuovi membri, cioè
i social media.
Agenda aiuti post-2015
In occasione della riunione intergovernativa per l’agenda Onu di aiuti post-2015,
l’osservatore permanente della Santa Sede ha ricordato i “progressi compiuti negli
ultimi due decenni” per sollevare dalla povertà 660 milioni di persone nel mondo.
Non è stata sconfitta la povertà
Eppure, ha aggiunto, gli ultimi dati della Banca Mondiale costituiscono un richiamo
alla grandezza del compito che ancora abbiamo davanti: 1,2 miliardi di persone non
hanno accesso all'elettricità, 870 milioni sono malnutrite e 780 milioni sono senza
accesso ad acqua pulita e potabile. È dunque il momento di “maggiori sforzi” per raggiungere
gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) “per tutti i Paesi” e per tutta l’umanità,
continuando a migliorare insieme le nostre vite e soprattutto quelle “dei più poveri
e vulnerabili”.
Mobilitare risorse finanziarie
La delegazione della Santa Sede, ha concluso mons. Auza, concorda nel sottolineare
che “ogni tentativo deve essere fatto per mobilitare le risorse finanziarie” destinate
all’attuazione dell’agenda post-2015, in ambito pubblico e privato, nazionale e internazionale.
Un aumento degli investimenti, seppure in quantità minime, potrà contribuire ad assicurare
ulteriori capacità per fornire servizi di base alle comunità più in difficoltà, nel
rispetto della dignità della persona.
All the contents on this site are copyrighted ©. |