2015-04-20 13:34:00

Toaff, Livorno in lutto. Mons. Giusti: città perde una luce


Commozione per la morte di Elio Toaff anche a Livorno, sua città natale, dove il Rabbino era nato 99 anni fa, era vissuto per molti anni e dove amava tornare spesso da Roma. "Muore un rabbino di grandissimo spessore, una guida spirituale, una persona di grandissimo valore che ha saputo incidere non solo in ambito religioso, ma anche in tutti gli altri aspetti della vita del nostro Paese". Così il presidente della comunità ebraica livornese, Vittorio Mosseri, ricorda la figura di Elio Toaff. "Ci rende un grande onore il fatto di aver lasciato nelle sue volontà di voler essere sepolto a Livorno, quella che considerava la sua città, accanto a sua moglie”. La Giunta comunale di Livorno, riunitasi in seduta straordinaria, ha deliberato la proclamazione del lutto cittadino quale manifestazione di partecipazione dell'intera città al cordoglio per la sua scomparsa. Alle 18 davanti alla Sinagoga di Livorno, in piazza Benamozegh, l'omaggio a Elio Toaff da parte della città. Poi, i funerali al cimitero ebraico della città. Luca Collodi ha chiesto al vescovo di Livorno, mons. Simone Giusti, di ricordare la lunga amicizia tra il rabbino Toaff e il vescovo Ablondi, che ha portato più volte, nel corso degli anni lo stesso vescovo Ablondi, oggi scomparso, a visitare la sinagoga livornese:

R. – Con mons. Ablondi e già ancora prima, bisogna ricordarlo, con l’opera di mons. Guano. Proprio negli anni Sessanta e negli anni del Concilio, si è sperimentato a Livorno – grazie proprio a mons. Guano, che era intimo amico di Paolo VI, e poi a mons. Ablondi – uno stile di rapporti tra comunità cristiane e comunità ebraica che sono poi risuonati nella “Nostra Aetate”. Possiamo dire che Livorno – grazie a queste due eminenti figure di vescovi – è stato come una sorta di laboratorio durante il Concilio, che ha poi preparato le dichiarazioni che ritroviamo nella “Nostra Aetate”. E’ stata una esperienza grande fra uomini che si sono intesi - essendo uomini della scrittura, uomini di Dio, uomini della Bibbia - e che si sono ritrovati proprio come fratelli di fronte all’Unico Dio.

D. – Mons. Giusti, quanto conta l’amicizia tra il Rabbino Toaff e il vescovo Ablondi, nel dialogo e nell’incontro tra la comunità cristiana e quella ebraica nel corso degli anni?

R. – Era un’amicizia diventata talmente quotidiana che portava spesso mons. Ablondi nella sinagoga di Livorno: più volte vi è stato invitato, più volte ha preso la parola. Pertanto, erano diventati dei rapporti abituali e credo che quando Toaff si è trovato a Roma non è stato per lui inusuale o un fatto eccezionale invitare un vescovo in sinagoga, sia pure nella sinagoga di Roma e sia pure il Vescovo di Roma. Era già abituale invitare il vescovo di Livorno nella sinagoga di Livorno. E’ stata un’esperienza – quella vissuta a Livorno – che è diventata talmente quotidiana e positiva da ripetersi poi a ben altri livelli e con ben altro significato.

D. – Possiamo dire che l’amicizia tra due uomini come il Rabbino Toaff e mons. Ablondi ha aperto poi le porte a Roma alla storica visita di Giovanni Paolo II in sinagoga a Roma?

R. – Indubbiamente. Le grandi svolte si fanno partendo dai rapporti umani. Quando crollano i muri e si comincia a credere che l’altro con cui dialogo è una persona sincera e vera, ecco che allora si possono buttare giù tanti muri. Sono i muri che stanno crollando anche ora con Papa Francesco. Papa Francesco, che si manifesta con questa sua schiettezza e con questa sua sincerità, sta buttando giù altrettanti muri. Allora, mons. Ablondi e il Rabbino Toaff buttarono giù i muri dell’inimicizia e crearono una profonda amicizia, che poi ha avuto, ovviamente, tutta una serie di ricadute proprio nel dialogo interreligioso fra ebrei e cristiani. E i risultati si stanno cogliendo e si stanno gustando già in questo periodo.

D. – Livorno viene ricordata come una città senza "ghetto" per la comunità ebraica…

R. – No, non lo ha mai avuto. E’ stata una città che è nata con una inclusione sociale e religiosa e tuttora vive in questa dimensione di inclusione anche con tutti questi nuovi immigrati. Dobbiamo capire che la ricchezza di Livorno sono stati proprio gli immigrati e quindi avere oggi paura degli immigrati è avere paura della nostra storia, ma anche del nostro futuro.

D. – Come vive la città di Livorno questa giornata di lutto per la morte del Rabbino Toaff?

R. – Come l’aver perso una luce, una stella, un personaggio che ha dato tanto alla città di Livorno: schietto, franco, come tutti i livornesi, e come tutti i livornesi un uomo che ha saputo dare tanto negli ideali – e in questo senso nella fede – che testimoniava e che viveva.








All the contents on this site are copyrighted ©.