2015-04-20 12:44:00

Sudafrica, aggressioni e morti causati da proteste xenofobe


Il malcontento per la disoccupazione in Sudafrica ha portato a dei gesti disperati nelle ultime due settimane. Più di 300 persone sono state arrestate per aggressioni contro immigrati, accusati di rubare il lavoro ai sudafricani, che hanno causato la morte di sei persone. La classe povera del Paese è al centro di queste violenze. Claudia Minici ha chiesto il parere di Enrico Casale, responsabile della redazione di "Africa" dei Padri Bianchi:

R. – Certamente, è il ripetersi di un fenomeno che era già esploso negli ultimi anni. Il Sudafrica è la nazione più sviluppata dell’Africa australe, quindi attrae moltissimi immigrati da tutta l’Africa, non soltanto dai Paesi vicini. C’è, per esempio, in Sudafrica una grossa comunità somala. Però, il Sudafrica pur essendo sviluppato è un Paese nel quale continuano a esistere forti contrasti dal punto di vista economico, con una piccola percentuale della popolazione molto ricca – sono i bianchi e i “nuovi ricchi” neri, che si sono arricchiti negli ultimi anni – e una grande maggioranza della popolazione molto povera. È questa popolazione molto povera che si scontra con gli immigrati per i problemi della mancanza di lavoro.

D. – Le proteste xenofobe riguardano solamente la classe povera del Paese?

R. – Principalmente, la classe povera del Paese sono quei sudafricani che vivono nelle "township", che non sono riusciti, a 20 anni dalla fine del regime dell’apartheid, ad affrancarsi da una povertà che rasenta la miseria. Quando in queste township arrivano anche gli immigrati provenienti dagli altri Paesi è chiaro che si crea una tensione, perché si crea una sorta di concorrenza per i pochi posti di lavoro loro riservati.

D. – I Paesi vicini, in particolare Zimbabwe, Malawi e Mozambico, hanno organizzato dei piani per rimpatriare i loro cittadini. La partenza degli immigrati riporterà l’ordine?

R. – Non credo che tutti gli immigrati lasceranno il Sudafrica, perché non tutti gli immigrati vengono da quei Paesi: ci sono anche immigrati che arrivano da Paesi molto più lontani. Quindi, la situazione potrebbe rimanere tesa per molto tempo.

D. – Lo Stato sudafricano ha un piano di tutela verso gli stranieri che non potranno lasciare il Paese?

R. – Non credo che a brevissimo il Sudafrica riuscirà a risolvere la questione, perché gli immigrati in Sudafrica sono molti e il Sudafrica ha già dei problemi nel riuscire a creare sufficienti posti di lavoro e sufficienti servizi per la popolazione africana. A più di vent’anni dalla fine dell’apartheid, esistono ancora forti differenze all’interno del Sudafrica. In molte zone, non arriva la corrente elettrica, non arriva l’acqua potabile, i servizi, le strade, le infrastrutture sono molto carenti. E’ iniziando a risolvere questi problemi che piano piano si potrà, da un lato, aiutare i sudafricani molto poveri, dall’altro anche cercare di aiutare questi immigrati. Ma sono politiche nel medio e lungo periodo, non certamente nel brevissimo.








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