2015-04-18 08:19:00

Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica


Nella terza domenica di Pasqua, la liturgia ci propone il Vangelo in cui Gesù risorto appare ai discepoli, sconvolti e pieni di paura, e dice:

«Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho».

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento di don Ezechiele Pasotti:

Oggi torna a risuonare il dono pasquale del “Pace a voi”, insieme al grido degli Apostoli: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone”. Quello di Pasqua non è un tempo per “autoconvincersi” – ad occhi chiusi – della risurrezione di Cristo. Gesù risorto è un evento, è un fatto. E gli Apostoli vengono a contatto, vedono con i loro occhi, toccano con le loro mani, come dirà poi S. Giovanni (1 Gv 1,1), questa vita nuova di Cristo. Lo hanno visto agonizzare sulla croce, lo hanno visto deposto, senza vita, dalla croce ed ora lo vedono vivo e credono di stare davanti ad un fantasma. Un fantasma è più facile da compaginare con i nostri sensi di colpa e con le  nostre nevrosi; più che un uomo che torna vivo dalla tomba. Il Signore, con pazienza, svela poco a poco ai discepoli il mistero della Pasqua, edifica la loro fede, svela loro il senso delle scritture secondo le quali Cristo doveva patire e morire, per risorgere dai morti. Ed ora è davanti ai loro occhi, perché essi ne siano testimoni e lo annuncino a tutte le nazioni della terra. In ogni donna, in ogni uomo c’è l’attesa di una speranza, di un domani migliore, ma nessuno di noi crede davvero che alla domenica di Pasqua si giunge passando per il venerdì santo! Oggi siamo convocati per toccare con le nostre mani, vedere con i nostri occhi e ascoltare con le nostre orecchie il Signore risorto che viene ad edificare la nostra fede, perché possiamo gridare davanti a tutta l’umanità: “Annunciamo la tua morte, Signore; proclamiamo la tua risurrezione; nell’attesa della tua venuta!”.








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