2015-04-17 11:45:00

Grecia sull'orlo della bancarotta. No del Fmi a rinvio pagamenti


La Grecia è sull’orlo della bancarotta: Atene è in crisi di liquidità e il prossimo mese di maggio potrebbe non avere i soldi per pagare gli stipendi dei pubblici dipendenti e le pensioni se non si arriverà a un accordo. La presidente del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, si rifiuta di ritardare il versamento da parte di Atene di circa un miliardo di euro come parte del piano di salvataggio del 2010. Sul piano sociale, in Grecia, la situazione è esplosiva. Tuttavia, l’ipotesi di un default e di una uscita della Grecia dall’euro non sembrano fare più tanta paura come in passato ai governi dell'Unione Europea. Gabriella Ceraso ne ha chiesto il motivo all’economista Francesco Carlà:

R. – Perché c’è stato il tempo, qualche anno, per riorganizzate tutta una serie di cose e quindi puntano su questo. Però che sia ancora un problema grave lo vediamo dal fatto che la Grecia, sarà al centro delle discussioni del G7, assieme alla situazione in Ucraina. Quindi è un problema che è ancora sul tappeto. Anche perché ormai mi sembra che sia più che altro un problema politico, più che un problema veramente economico e finanziario. Vediamo che Varoufakis dice sempre: “Non metteteci di fronte alla scelta se finanziarie le nostre riforme e cambiare lo scenario che abbiamo ereditato dalla precedente stagione politica o il 'Grexit', cioè l’uscita dall’euro. Perché per noi deve esistere un nuovo tipo di accordo, una nuova soluzione”.

D. – Quando Varoufakis dice che la liquidità non c’è più, dice il vero?

R. – E’ vero nel senso che la liquidità la vogliono destinare alle loro riforme e quindi non al rimborso dei debiti in scadenza.

D. – Un’eventuale soluzione, appunto, del tutto straordinaria per la Grecia potrebbe creare una situazione di contagio, più che la questione del default?

R. – Ci sono almeno tre scenari per la Grecia, direi, nei prossimi 15 giorni. Lo scenario più probabile è quello che alla fine si arrivi ad un accordo, dopo questo lungo braccio di ferro tattico; lo scenario centrale è che la Grecia possa essere pilotata ad un "Grexit" o un fallimento appunto guidato; e la terza – quella più disastrosa – è che, invece, si vada ad un fallimento o ad una uscita dall’euro disordinata.

D. – Quando parla di una soluzione alternativa, di un accordo, che cosa intende?

R. – Un accordo ponte, dargli più tempo… E’ anche vero che la Grecia finora è stata molto trasparente sui suoi obiettivi: i suoi obiettivi sono fondamentalmente di avere un taglio del debito, di avere molto più tempo e poter fare le riforme economiche, finanziarie e sociali che hanno promesso in campagna elettorale.

D. – Cosa insegna il caso della Grecia?

R. – Nessun meccanismo finanziario, quando si tratta di gestire una situazione come quella greca, in cui sono coinvolte questioni finanziarie, economiche, politiche e di crescita e politiche, è una soluzione ideale. Quello che noi vediamo da un punto di vista tecnico, da un punto di vista finanziario è la situazione attuale – ad esempio – dei Titoli di Stato greci: il triennale, cioè il Titolo di Stato greco che scade fra tre anni – ha un rendimento, in questo momento, del 26 per cento; mentre il decennale ha un rendimento del 12, 4 per cento. Questo cosa vuol dire? Vuol dire che i mercati scontano una specie di fallimento greco oppure una uscita della Grecia dall’euro, che potrebbero anche non essere la stessa cosa, entro i prossimi tre anni.

D. – A livello monetario: l’euro con la sua svalutazione ha già inglobato questa possibile uscita della Grecia? L’ha già preventivata? O un’uscita potrebbe portare ad una parità col dollaro e quindi ad un cambiamento ulteriore sotto questo punto di vista?

R. – La parità con il dollaro in questo momento non è poi così lontana: i punti che mancano non sono moltissimi… Di certo io credo che ci saranno ulteriori volatilità monetarie. Io non so quanto la Grecia, da questo punto di vista, possa essere molto importante. Quello che posso sottolineare è che nel frattempo lo spread – il famoso spread, di cui però non si parla più in giro; sembra che sia una malattia dalla quale sono tutti guariti – per la Grecia è a 1225 punti e ricordo che a 570 Berlusconi salì al Quirinale per rassegnare le dimissioni.








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