La teologia della storia in san Bonaventura, che ha suscitato l’approfondimento teoretico di Joseph Ratzinger fin dagli anni Cinquanta del secolo scorso, è stato al centro di un convegno promosso ieri dall’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum e dalla Cattedra Marco Arosio di Alti studi medievali e organizzato dalla sua facoltà di Filosofia.
Cristo non è più la fine, ma il centro della storia
Riflettendo sull’affermazione del Santo francescano: “le opere di Cristo non vanno
indietro, non vengono meno, ma progrediscono” (Opera Christi non deficiunt, sed proficiunt),
Papa Benedetto XVI ha affermato che “così egli ha formulato esplicitamente l’idea
di progresso, una novità in confronto ai Padri della Chiesa e a gran parte dei suoi
contemporanei… Cristo non è più la fine, ma il centro della storia; con Cristo la
storia non finisce, ma comincia un nuovo periodo”. Le relazioni del convegno sono
state svolte da docenti dell’Università Cattolica di Milano (prof. Alessandro Ghisalberti),
della Pontificia Università Gregoriana (prof. Andrea Di Maio), dell’Università degli
Studi di Trieste (prof. Antonio Russo) e dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum
( prof. Carmelo Pandolfi, Alex Yeung e Pedro Barrajón) .
Il messaggio di Benedetto XVI
Due le coincidenze: l’88.mo genetliaco di papa Benedetto XVI che ha inviato un
messaggio ai partecipanti, assicurando di esser loro spiritualmente vicino, e la
costituzione dell’Associazione di studi medievistici e metafisici volta a riunire
e animare accademici e giovani docenti e ricercatori, stimolati in questi ultimi anni
dal Premio Marco Arosio. Vincitori di questa ultima edizione, la quarta, sono stati
ex-aequo i dottori Germana Chemi e Luca Gili. (A cura di Graziano Motta)
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