2015-04-16 14:15:00

Tarquinio e Gentili: Papa sul gender, silenzio della stampa


Con la teoria del gender si rischia di fare un passo indietro. Così ieri il Papa all’Udienza generale. “Mi domando - ha detto - se questa teoria non sia espressione di frustrazione che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa”. “La rimozione della differenza è il problema, non la soluzione”, ha concluso Francesco esortando gli intellettuali a non disertare questo tema. “Un messaggio di grandissimo significato per laici e credenti  spiega al microfono di Paolo Ondarza il direttore de “La Società” Claudio Gentili, autore con la moglie Laura del libro “L’eclissi della differenza”:

R. – Il Papa dice: occorre evitare che il tema della differenza sessuale venga concepito come un tema di contrapposizione e subordinazione. Ecco, in questo mondo in cui la famiglia è destrutturata e cade a pezzi, quello del Pontefice è un messaggio di grandissimo significato proprio perché ci aiuta a non riaffermare certezze antiche con un’attenzione quasi maniacale, ma a riattualizzare la fondamentale idea del principio del maschile e del femminile e della differenza sessuale fatta non per contrapporre i generi, non per subordinare il femminile al maschile, ma per la libertà delle persone, per la dignità delle persone, per la generazione e il futuro dei figli.

D. – “La rimozione della differenza è il problema, non è la soluzione”, dice Papa Francesco …

R. – Il Papa esorta gli intellettuali a non disertare questo tema come se fosse diventato secondario per l’impegno a favore di una società più libera e più giusta. In fondo, il tema della differenza sessuale è un tema emancipatorio, è un tema di dignità delle persone, è un tema di diritti dei bambini ad avere un papà e una mamma, è un tema di differenti ruoli che ovviamente non significa riproposizione di quello che le femministe chiamano “fallologocentrismo”, cioè di ruoli stereotipati fondati su idee rigide; ma far diventare, come spesso accade, delle mamme fallocratiche e far diventare dei papà dei papà femminilizzati non aiuta la crescita del bambino. Quindi, ripeto, occorre veramente che quello che il Papa chiama “la rimozione della differenza” possa diventare oggetto non di contrapposizioni ideologiche, ma di una ricerca dialogante tra pensiero laico e pensiero cristiano in vista del bene delle persone.

D. – Va rilevato come forse questo tema, questa urgenza antropologica sia stata troppo spesso sottovalutata, anche in ambito cattolico …

R. – Sono assolutamente d’accordo. Questa dimensione fondativa dell’esperienza cristiana ha bisogno oggi non di riproporre antiche, granitiche certezze ideologiche, ma di dimostrare – come il Papa con sottile ironia dice – che questa teoria, espressa nelle forme, nelle modalità caricaturali che spesso vediamo anche nelle nostre scuole italiane, non sia proprio l’espressione di una frustrazione. Anche nelle parrocchie occorre ricominciare a educare al maschile e al femminile.

D. – A proposito di questa valorizzazione della differenza sessuale, arriva la raccomandazione del Papa: “Dobbiamo fare molto di più in favore della donna. Deve essere non solo ascoltata: deve avere un peso reale, un’autorevolezza riconosciuta nella società e nella Chiesa”.

R. – Queste parole dovrebbero  rassicurare quelli che temono che parlare di differenza sessuale sia interrompere il processo emancipativo della donna. Il Papa dice giustamente che c’è ancora nella Chiesa, nella società troppo maschilismo; che c’è ancora nella Chiesa e nella società poca considerazione del ruolo e anche – usa una parola forte – dell’“autorevolezza” delle donne: questo riguarda anche scelte sia all’interno della Curia sia degli Uffici della Santa Sede. E questo è un problema oggettivo: cioè, in fondo il “gender” nasce da una esagerazione ideologica di un problema reale che è il ruolo della donna nella vita sociale. Ma per affermare la specificità femminile non occorre annichilire la differenza sessuale.

D. – Le parole del Papa, secondo lei, sono state ben recepite?

R. – Oggi ho notato che c’è stata una sorta di sordina messa a questo discorso del Papa. Ebbene, ho notato che in alcuni casi il Papa non viene criticato, ma su questi argomenti viene semplicemente censurato. E’ un’annotazione che voglio fare non per spirito di polemica ma perché questo Pontefice, che ha sviluppato una così forte simpatia con l’opinione pubblica, penso che abbia anche il diritto a non veder sottaciute alcune dimensioni fondamentali del suo annuncio, che è un annuncio veramente profetico.

 

Alle parole del Papa sul gender il quotidiano dei vescovi Avvenire ha dedicato l’apertura dell’edizione odierna. La catechesi di Francesco sulla complementarietà uomo-donna e la rimozione della differenza sessuale risulta invece assente dalle prime pagine dei principali giornali italiani o riportata in modo marginale e incompleto. Su questo si sofferma il direttore di Avvenire Marco Tarquinio, sempre al microfono di Paolo Ondarza:

R. – Bè, non è la prima volta che questo accade. Papa Francesco, che pure riesce a imporre all’attenzione dei distratti anche temi che normalmente vengono tenuti ai margini, quando tocca poi temi come questi, che si riferiscono a un fenomeno preciso (il gender) – anche qui, una sollecitazione di Papa Francesco: pensiero dominante che vuol farsi pensiero unico – ecco, quando si tocca questo tipo di tematiche, c’è una reazione che tende a silenziare gli argomenti forti messi a disposizione del dibattito pubblico. Questa è una cosa che mi spiace molto: mi spiace da cronista, mi spiace da cittadino di questo Paese, mi spiace da cristiano perché credo che abbiamo un contributo serio da dare, a un dibattito così importante.

D. – Quindi, non si può parlare di “svista” …

R. – No. Io non credo alle sviste. Non credo alle sviste su questo tema perché ne ho viste tante, in questi anni, in altri momenti. Basta tornare con la memoria a poco più di un anno fa quando qui in Italia un ufficio che dovrebbe occuparsi di discriminazioni razziali preparò una serie di testi per la scuola nei quali veniva dichiarato “sconveniente” parlare della genitorialità riferendosi a un padre e a una madre: in quel momento, soltanto “Avvenire” pose il problema, nella stampa nazionale, e ci ritrovammo assolutamente soli nell’affrontare la questione e messi anche un po’ sul banco degli imputati, perché avevamo toccato un tema che non andava affrontato: in realtà – è l’opinione comune - bisogna lasciar correre le cose … Io credo che non ci sia nulla da lasciar correre. Questo fa parte della cultura dell’indifferenza, che in senso etimologico porta a non considerare più le differenze che sono sostanziali e fondamentali, nella costruzione della nostra umanità. Mi ha colpito che oggi alcuni degli articoli che sono stati pubblicati, in riferimento alle parole di Papa Francesco – una parola molto chiara, molto bella, anche sul ruolo e lo spazio della donna – siano stati articoli che commentavano: “Papa Francesco ha ragione a dire certe cose”, ma cancellavano completamente il tema del gender concentrandosi soltanto sul tema della femminilità: “attenzione – è l’allarme di questi articoli -  perché il Papa verrà strumentalizzato da coloro che non vogliono dare alla donna il giusto spazio nella società e nella Chiesa”.

D. – “Da chi non vuole la parità dei sessi” si legge nell’articolo in questione …

R. – Sì: chi non vuole dare alla donna il giusto spazio nella Chiesa. Mi sembra una maniera un po’ capziosa di interpretare parole molto limpide che confermano quanto affermavo: non esistono sviste; esistono deliberate scelte e deliberati tagli: tagli della notizia che viene data, tagli nella notizia che non viene offerta. Soprattutto viene cancellata dalle prime pagine.

D. – E letture di questo tipo certo non aiutano la gente a comprendere la completezza del discorso, che era tutto centrato sulla complementarietà uomo-donna …

R. – La catechesi del Papa è stata il culmine di un percorso che Francesco ci sta proponendo da qualche settimana, di straordinaria intensità, sulle radici dell’umano, sul senso della famiglia, sulle figure e le realtà-chiave della condizione umana. Ecco, che questo tipo di riflessione messa a disposizione del mondo venga fatta a pezzetti, un po’ sbriciolata e ne vengano espunte le parti più significative, è pericoloso. Però, non vogliamo lamentarci, non siamo “quelli del lamento”: anche questo, Papa Francesco ce lo ricorda spesso, no? Prendiamo atto di una condizione; questo credo debba spingerci a parlare più chiaro e a fare eco in modo consapevole all’insegnamento e alla memoria che ci viene consegnata di ciò che è la realtà: perché tendiamo a essere smemorati anche su questioni fondamentali. Avvenire ha scelto, nel concerto della stampa italiana, di fare un titolo che era molto probabile che facessimo in solitudine; l’importante è che ci sia spazio per far sentire la nostra voce e per continuare a fare giustizia rispetto alla profondità della Parola del Papa.








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