2015-04-14 13:17:00

Missili di Mosca a Teheran: da Usa preoccupazione per accordo


Il ministro degli Esteri iraniano, Zarif, ha dichiarato che i nuovi colloqui sul programma nucleare tra Teheran e i Paesi del 5+1 ricominceranno il 21 aprile. Dopo la decisione di Mosca di fornire sistemi anti-aerei S-300 all’Iran, dagli Stati Uniti sono arrivate voci di possibili difficoltà sulle previste cancellazioni di sanzioni per Teheran nell'ambito dell’accordo finale. Di rapporti ed equilibri dell’Iran in questa particolare fase di accordo con il gruppo dei 5+1, Fausta Speranza ha parlato con Alessandro Colombo, docente di relazioni internazionali all’Università di Milano:

R. - La scelta di Mosca - dal punto di vista russo naturalmente - mira a liberare la Russia dal timore di un isolamento internazionale: la Russia sta cercando in questo momento tutte le sponde possibili di carattere diplomatico e militare sia in Europa che fuori. Dal punto di vista dell’Iran, piuttosto potremmo dire che questo è il suggello di un rovesciamento della posizione diplomatica dell’Iran avvenuta negli ultimi mesi: l’Iran è passato dal massimo dell’isolamento internazionale degli anni scorsi, ad essere probabilmente il Paese più corteggiato oggi dal punto di vista diplomatico dello scacchiere internazionale. Questo è un clamoroso successo naturalmente per l’Iran ed è anche la dimostrazione di tutti i fallimenti delle politiche degli Stati Uniti soprattutto, ma anche di altri Paesi nell’area mediorientale.

D. - In questa fase c’entra anche il coinvolgimento dell’Iran in Yemen?

R. - L’Iran naturalmente sta approfittando di questo insperato, fino a qualche anno fa, recupero di influenza di potere; ne sta approfittando per conservare il proprio peso nella partita siriana e più recentemente naturalmente nel caso dello Yemen. È una doppia partita potremmo dire: una partita regionale che vede l’Iran nel ruolo di protagonista e una partita globale che vede in questo momento l’Iran nel ruolo del soggetto più appetito da parte delle grandi potenze esterne.

D. - Da qui a giugno, alla fase finale dell’accordo, che mosse ipotizzare?

R. - Da parte dell’Iran credo che da qui a giugno è ipotizzabile una sorta di fuoco di sbarramento da parte di tutti coloro che non vogliono questo accordo. E sono moltissimi, sia all’interno dell’Iran che nel mondo politico americano, per restare nelle relazioni internazionali nella regione mediorientale; naturalmente non c’è soltanto Israele ad opporsi al riavvicinamento tra Stati Uniti ed Iran, ma ci sono anche tutti i Paesi arabi tradizionali alleati degli Stati Uniti, a cominciare dall’Arabia saudita. Quindi, quello che c’è da attendersi nei prossimi mesi è il moltiplicarsi delle iniziative da parte di questi attori per far deragliare il negoziato.

D. - E tra Stati Uniti e Russia, vista la presa di posizione da parte della Casa Bianca su questa decisione di Mosca di fornire missili, che cosa possiamo pensare? Sarà un braccio di ferro?

R. - Il braccio di ferro continuerà perché gli Stati Uniti non possono pensare di avere a che fare soltanto con dei competitori che – diciamo così - le prendono senza darle. Quindi, in questo momento la Federazione Russa è inevitabilmente orientata a creare problemi agli Stati Uniti in quanto subisce una serie di problemi maggiori per effetto dell’embargo e per effetto di quello che è seguito all’iniziativa militare russa in Ucraina. Quindi, è immaginabile un’ulteriore tornata di tensioni tra Stati Uniti e Russia, senza dimenticare che in realtà tutte le tensioni - anche se in questo momento sono relative all’Iran - sono ancora le stesse della crisi ucraina. Nei confronti della Russia, il problema resta quello e la Russia fa sostanzialmente un’incursione in Medio Oriente in modo di rafforzare la propria posizione in Europa.








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