“Sentiamo oggi l’appello dei nuovi contesti geografici e culturali che si manifesta in modo intenso. I contesti sono cambiati e siamo spaesati nella nostra identità. Un nuovo impegno di approfondimento ci è richiesto”: lo ha detto ieri in Vaticano il card. João Braz de Aviz, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica nel suo intervento di apertura al convegno dei formatori alla vita consacrata.
Offrire un modello concreto di comunità
“In una società dello scontro, della difficile convivenza tra culture diverse, della
sopraffazione sui più deboli, delle disuguaglianze - ha affermato -, siamo chiamati
ad offrire un modello concreto di comunità che, attraverso il riconoscimento della
dignità di ogni persona e della condivisione del dono di cui ognuno è portatore, permetta
di vivere rapporti fraterni”. È attraverso la qualità delle relazioni che passa la
profezia della vita consacrata. Per raggiungere questo obiettivo la formazione integrale
deve essere attenta a tutte le dimensioni (intellettuale ed emotiva, individuale e
comunitaria, personale e sociale, affettiva e sessuale).
Fare splendere nell’umano la vita divina come santità
“La vocazione è alla santità - ha detto Michelina Tenace, docente alla Pontificia
Università Gregoriana -. La formazione non ha altro fondamento: fare splendere nell’umano
la vita divina come santità, formazione allo stesso sentire di Cristo Gesù”.
Costruire la propria vita attorno a un centro vitale che è il mistero pasquale
Questa mattina Claudia Peña y Lillo, delle Figlie di San Paolo e docente presso l'università
Diego Portales di Santiago, parlando della pedagogia della formazione ha detto che
"è urgente una pedagogia formativa che consideri la formazione come un unico progetto
che deve guidare la formazione iniziale e permanente, in cui nella prima formazione
inizia a maturare la “docibilitas” per trovarci con un soggetto 'disponibile' a lasciarsi
formare sempre, nella continuità di un processo di formazione iniziale e permanente".
È fondamentale - ha sottolineato - acquisire la capacità di costruire e ricostruire
la propria vita attorno ad un 'centro vitale' che, per il credente, "è il mistero
pasquale, la croce del Figlio che, elevato da terra, attrae tutti a sé".
Fare esegesi della propria vita
Così sintetizza l'itinerario formativo padre Riccardo Volo, missionario clarettiano,
docente presso la Pontificia Università Lateranense e l'Istituto di Teologia della
Vita consacrata Claretianum in Roma. Leggere la vita in modo 'sapienziale', cercare
di trarre profitto e insegnamento dalle esperienze del quotidiano per maturare come
persone e figli di Dio. Imparare da Gesù-formatore, dalla sua pedagogia, dalla sua
testimonianza: Gesù è modello di misericordia, si commuove davanti alle folle che
non hanno cibo, si lascia interpellare dalle necessità dei poveri, li fa "uscire dalle
loro sicurezze interne, dai loro pregiudizi, dalla loro ristrettezza di vedute, dalle
loro intolleranze personali, culturali e religiose... Nel modello di formazione impostato
da Gesù, i poveri, nel contesto delle loro situazioni umane e spirituali, sono 'formatori'
dei discepoli".
L'invito ai formatori a "ritornare in Galilea" per annunciare la Buona
Notizia
Gesù ha un modo di formare diverso con ciascuno: segue il cammino di maturazione di
Pietro, segnato da forti contrasti; fa una chiamata personale ai discepoli, li chiama
a vivere con lui ed a partecipare alla sua missione. Quando il discepoli tornano,
dialoga con loro, ascolta i dubbi, i malintesi, i timori e li aiuta a discernere la
realtà, a comprenderla, a "contemplare la vita attraverso gli occhi della fede e della
grazia". L'esegesi biblica - conclude Volo - deve diventare esegesi vitale. L'invito
che il Risorto fa di "ritornare in Galilea" per annunciare la Buona Notizia è rivolto
ai discepoli e a tutti i formatori. «È un invito a “camminare” con altri ... per riprendere
il cammino, aiutando altri, consigliando, correggendo, esortando, insegnando... Ma
soprattutto, istruendo con la testimonianza della loro vita. Rivelando la propria
passione per colui che seguono, il Signore». (R.P.)
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