2015-04-01 11:48:00

Il Papa spiega all'udienza generale il Triduo Pasquale


Sull’esempio della passione, della morte e della risurrezione di Gesù ricordiamo quegli uomini e quelle donne che “con la testimonianza della loro esistenza” riflettono un raggio dell’amore perfetto, pieno, incontaminato di Cristo. Lo ha detto Papa Francesco all’udienza generale in Piazza San Pietro svolgendo la sua catechesi sul Triduo Pasquale. Il servizio di Giada Aquilino:

Condividere i sentimenti degli ultimi istanti della vita terrena di Cristo
Entrare con tutto il cuore nella celebrazione dei misteri che la liturgia della Chiesa ci offre col Triduo Pasquale, rivivendo la passione, la morte e la risurrezione di Gesù. Questo l’invito di Papa Francesco, che ha esortato a condividere “i sentimenti e le azioni” degli ultimi istanti della vita terrena di Cristo: in questo modo, ha detto ai presenti in Piazza San Pietro, “farete una buona Pasqua”. Il Triduo, ha spiegato, si apre nel Giovedì Santo con la commemorazione dell’Ultima Cena, con Gesù che offre “al Padre il suo corpo e il suo sangue sotto le specie del pane e del vino” e, donandoli in nutrimento agli Apostoli, comanda loro di “perpetuarne l’offerta in sua memoria”. Il Vangelo ci ricorda la lavanda dei piedi: Cristo lava i piedi ai discepoli esprimendo “il senso della sua vita e della sua passione, quale servizio a Dio e ai fratelli”.

“Questo è avvenuto anche nel nostro Battesimo, quando la grazia di Dio ci ha lavato dal peccato e ci siamo rivestiti di Cristo. Questo avviene ogni volta che facciamo il memoriale del Signore nell’Eucaristia: facciamo comunione con Cristo Servo per obbedire al suo comandamento, quello di amarci come Lui ci ha amato. Se ci accostiamo alla santa Comunione senza essere sinceramente disposti a lavarci i piedi gli uni gli altri, noi non riconosciamo il Corpo del Signore. E’ il servizio di Gesù che dona sé stesso, totalmente”.

Gesù disse: “E’ compiuto”
Quindi nel Venerdì Santo “meditiamo il mistero della morte di Cristo e adoriamo la Croce”, ricordando che, “prima di consegnare lo spirito al Padre”, Gesù disse: “E’ compiuto!". Ciò, ha aggiunto il Pontefice, “significa che l’opera della salvezza è compiuta”: “Gesù, col suo Sacrificio, ha trasformato la più grande iniquità nel più grande amore”.

Anche oggi veri martiri che con Gesù offrono la loro vita per la fede
Nel tempo, ha proseguito Francesco, “ci sono uomini e donne che con la testimonianza della loro esistenza riflettono un raggio di questo amore perfetto, pieno, incontaminato”, come ad esempio don Andrea Santoro, sacerdote della diocesi di Roma e missionario in Turchia, assassinato nel 2006 a Trebisonda. Le sue parole: “si diventa capaci di salvezza solo offrendo la propria carne”, ha ricordato il Santo Padre, oggi “ci sostengano nell’offrire la nostra vita come dono d’amore ai fratelli, ad imitazione di Gesù”:

“Questo esempio di un uomo dei nostri tempi e tanti altri ci sostengano nell’offrire la nostra vita come dono d’amore ai fratelli, ad imitazione di Gesù. E anche oggi ci sono tanti uomini e donne, veri martiri che offrono la loro vita con Gesù per confessare la fede, soltanto per quel motivo. E’ un servizio, servizio della testimonianza cristiana fino al sangue, servizio che ci ha fatto Cristo: ci ha redento fino alla fine”.

Maria tiene accesa la fiamma della fede
Alla fine della nostra vita, con i nostri peccati ma anche il nostro amore per il prossimo - ha riflettuto il Papa - potremo dire al Padre: “ho fatto tutto quello che ho potuto fare”, per ripetere le parole di Gesù: “E’ compiuto”. Nel Sabato Santo, ha proseguito, la Chiesa contempla il “riposo” di Cristo nella tomba “dopo il vittorioso combattimento della croce” e si identifica con Maria:

“Tutta la sua fede è raccolta in Lei, la prima e perfetta discepola, la prima e perfetta credente. Nell’oscurità che avvolge il creato, Ella rimane sola a tenere accesa la fiamma della fede, sperando contro ogni speranza nella Risurrezione di Gesù”.

In attesa della luce del Risorto
Nella Veglia Pasquale, attendiamo “pieni di speranza” il ritorno di Cristo, “quando la Pasqua avrà la sua piena manifestazione”, con “la luce del Risorto”. Qualcosa – ha fatto notare Francesco – “incomincia nel buio più profondo”:

“Noi sappiamo che la notte è più notte e ha più buio poco prima che incominci la giornata. Ma proprio in quel buio è Cristo che vince e che accende il fuoco dell’amore. La pietra del dolore è ribaltata lasciando spazio alla speranza”.

Sentinelle del mattino
Con Gesù che vince la morte - e noi con lui - si apre dunque “un presente pieno di futuro”:

“La nostra vita non finisce davanti alla pietra di un Sepolcro, la nostra vita va oltre con la speranza al Cristo che è risorto proprio da quel Sepolcro. Come cristiani siamo chiamati ad essere sentinelle del mattino, che sanno scorgere i segni del Risorto, come hanno fatto le donne e i discepoli accorsi al sepolcro all’alba del primo giorno della settimana”.

Congedandosi a fine udienza, tra i fedeli di lingua italiana il Papa ha salutato gli universitari riuniti a Roma per l’incontro Internazionale UNIV, gli studenti dell’Istituto San Vincenzo de’ Paoli di Reggio Emilia, che ricordano i 150 anni di attività, i partecipanti alla Marcia Internazionale Montefortiana di Verona, i membri dell’Unione Camere Penali Italiane e i vari gruppi parrocchiali.








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