Fu il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ad annunciare 10 anni fa alle migliaia di fedeli radunati in Piazza San Pietro la morte di Papa Wojtyla:
"Cari fratelli e sorelle, alle 21.37 il nostro amatissimo Santo Padre Giovanni Paolo II è tornato alla Casa del Padre. Preghiamo per lui".
Il cardinale Sandri per molti anni è stato uno dei più stretti collaboratori di Giovanni Paolo II fino ai suoi ultimi istanti di vita. Alessandro Notarnicola ha raccolto la sua testimonianza:
Un pastore vicino alla gente
"Ho dovuto accompagnarlo nei suoi ultimi anni quando
la sua salute cominciava ad essere sempre più debole, in particolare dopo l'ultima
visita che il Santo Padre fece a Lourdes. Custodisco un ricordo molto vivo di Papa
Giovanni Paolo II. Dobbiamo ricordare la sua grande personalità dal punto di vista
intellettuale, dottrinale e pastorale, ovviamente. E tutto questo nel contesto di
una visione del mondo che è riuscito a trasformare, perché non l'ha fatto direttamente,
ma per realizzare questo cambiamento ha esortato i fedeli e le famiglie ad aderire
all'insegnamento di Gesù Cristo, all'amore cioè, alla giustizia, alla libertà, alla
solidarietà (…) Penso che questi aspetti di Giovanni Paolo II oggi la Chiesa li abbia
ritrovati nella persona di Papa Francesco. Mi riferisco in particolare alla vicinanza
al popolo espressa da Giovanni Paolo II con gesti sorprendenti, ma soprattutto attraverso
lo sguardo. Uno sguardo che ha giocato e ha raggiunto anche i cuori dei credenti e
di coloro che per tempo sono rimasti ai margini della fede”.
Il coraggio di Papa Wojtyla
“Dieci anni dopo la sua morte penso che la personalità
di Giovanni Paolo II possa essere rivissuta e ricreata in molti ricordi straordinari,
ad esempio i viaggi internazionali. Molti popoli e nazioni ricordano infatti Giovanni
Paolo II con immenso affetto e gratitudine. Il suo ricordo è vivo, vivo e cresce ogni
giorno che passa (…) Papa Giovanni Paolo II ha vissuto tutto quello che pensava, tutto
quello che diceva, tutto quello che ha insegnato nella sua vita. Mi ricordo l'intero
periodo in cui ho lavorato per la Segreteria di Stato e il momento stesso dell'elezione
al Soglio Pontificio di Karol Wojtyla. Allora il cardinale Agostino Casaroli disse
che il Conclave eleggendo Wojtyla aveva dimostrato ‘grande coraggio’; coraggio che
il nuovo Papa poi ha mostrato nella sua prima omelia pronunciata in Piazza San Pietro
chiamando il mondo ad aprire le porte a Cristo. Tre anni dopo questo coraggio fu macchiato
drammaticamente del sangue dell'attentato in Piazza San Pietro (…) Il dolore e la
sofferenza del corpo le sapeva ‘affrontare’ con grande nobiltà, con coraggio, e soprattutto
con una marcata personalità. Lui ci ha mostrato che il dolore era ed è la salvezza
del mondo, esso ricorda la salvezza in Cristo stesso”.
La sua testimonianza: un inno alla vita
“Il patrimonio di Giovanni Paolo II è un inno alla
vita stessa, la vita del Papa. Questa è sicuramente la testimonianza che ci lascia.
Egli ci ha mostrato la dignità della vita, un cristiano che crede in Cristo, può raggiungere
altezze sublimi, anche nei limiti che ciascuno di noi possiede. E' una testimonianza
che San Giovanni Paolo II è stato in grado di trasmettere anche quando il suo corpo
non gli consentiva più l'agilità dei gesti più ordinari, si pensi per esempio al suo
ultimo Angelus, la Domenica di Pasqua, quando non riuscì a dire ciò che avrebbe voluto
comunicare ai fedeli e al mondo intero. In quel momento abbiamo visto che Dio opera
in noi, e lui, Giovanni Paolo II, ha testimoniato questa verità con la sua vita. Molte
cose si potrebbero ricordare di lui che è stato fondamentale - ad esempio - per la
caduta del comunismo. Possiamo inoltre ricordare i tanti viaggi apostolici o i grandi
raduni, come le Giornate Mondiali della Gioventù, o ancora documenti di grandi rilevanza
e le grandi iniziative ecclesiali, ma alla fine ciò che viene fuori innanzi tutto
è la sua vita, una vita vera, una vita che è sempre rimasta coerente con la sua fede
in Dio".
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