2015-03-31 14:53:00

Yemen, ancora raid. Intersos: in 15 milioni sono a rischio


Sesto giorno di raid aerei della coalizione sunnita a guida saudita sullo Yemen. La missione "Tempesta Risolutiva", decisa contro i ribelli sciiti Houthi, colpisce obiettivi dei miliziani ma anche la popolazione civile. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

La notte scorsa, il fuoco si è scatenato contro un quartiere del pieno centro di Aden, roccaforte dell’ex presidente Mansour Hadi, alla cui periferia stanno premendo i miliziani sciiti e le forze fedeli al deposto presidente, Abdullah Saleh. Forti bombardamenti anche sulla capitale Sana'a, forse i più intensi da quando sono iniziati, secondo testimoni, e che hanno colpito anche l'aeroporto. Tra le vittime, e si parla di decine di morti, vi sarebbero donne e bambini presenti in un campo di sfollati interni, una notizia che il portavoce della coalizione, il generale saudita al Asisi, non conferma ma che invece rilanciano le organizzazioni umanitarie, che denunciano anche l’altissimo numero di civili a rischio. E’ Intersos a parlare di 15 milioni di vite in pericolo. Alessandro Guarino è il direttore regionale dell'organizzazione per lo Yemen:

R. – Oggi, nello Yemen rischiano tutti. In primis, rischiano le persone più vulnerabili, i bambini e le donne, che si trovano a dover fronteggiare una situazione di guerra in cui ad Aden e a Sana’a ci sono combattimenti in corso e si trovano a fronteggiarla partendo da una situazione che era già molto compromessa. Sono oltre 10 milioni le persone a rischio di insicurezza alimentare. E poi ci sono problemi di acqua e i servizi di base sono estremamente compromessi.

D. – Questa situazione non differisce tra nord e sud?

R. – Alcune cose sono in comune: la situazione legata alla malnutrizione è presente in tutto il Paese, anche se in alcune aree lo è maggiormente. La situazione di conflitto di queste ultime ore, seppur con modalità diverse, sta riguardando la gran parte del Paese. La preoccupazione è quella che le persone, alle quali noi siamo vicino e cerchiamo di essere vicino in questo momento, partono già da una situazione estremamente precaria e in questi momenti di combattimento, di insicurezza, hanno difficoltà ad accedere a tutto, hanno difficoltà a muoversi. Per non parlare poi delle vittime che sono un po’ tutti: sono i rifugiati, gli sfollati che vivono nei campi, ma sono anche gli yemeniti che vivono nelle città e che si trovano in questo momento a vivere a ridosso o nelle aree in cui il conflitto e gli scontri sono in corso.

D. – Le priorità, quali sono?

R. – Sono tante. Sono ovviamente gli interventi medici di urgenza, la mancanza di acqua che comincia a farsi sentire nelle zone di conflitto, la protezione nei confronti dei bambini e delle donne più vulnerabili, la paura e lo stress che stanno attanagliando le persone che si trovano in questa situazione. E in tutto questo, il timore che a breve ci si possa trovare in una situazione sempre più compromessa, legata alla carenza di cibo e alla mancanza di elettricità.








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