2015-03-30 14:41:00

Sculture preziose: arte e devozione in mostra in Vaticano


Nascoste nelle sacrestie di piccoli comuni e antichi borghi del Lazio, portate in processione solo in occasione delle feste patronali, ora sono raccolte in una prestigiosa mostra in Vaticano. Sono le “Sculture preziose. Oreficeria Sacra nel Lazio dal 13.mo al 18.mo secolo”, la cui esposizione allestita presso il Braccio di Carlo Magno in Vaticano prende il via da oggi fino al prossimo 30 giugno. Il servizio di Paolo Ondarza:

Memorie della fede e della devozione di piccoli centri abitati, in gran parte sconosciute, spesso di piccole dimensioni, costituiscono il cuore della mostra “Sculture preziose” allestita in Vaticano. Preziose per il valore materiale:  busti, croci, reliquiari in argento, bronzo, rame dorato decorato di pietre. Preziose per il valore spirituale che rivestono per le popolazioni che da anni le conservano. Il direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci:

R. – Una persona va a Fondi, a Vetralla oppure a Montefiascone, a Veroli, ad Alatri – cito i primi paesi e cittadine che mi vengono in mente rappresentati in questa mostra – e capisce che grazie alla Chiesa la bellezza è stata nei secoli invasiva e pervasiva, è entrata dappertutto e ha fecondato tutto, anche i borghi più remoti. Se non avesse altri meriti, la Chiesa Romano Cattolica, basterebbe questo per consegnarle la gratitudine del mondo: avere regalato la bellezza a tutti, ma proprio a tutti.

D. – È questa la "carità della bellezza"?

R. – Sì, è quella che io chiamo la "carità della bellezza". La carità è gratuità, è vedere come in piccole frazioni, in piccole parrocchie della campagna laziale, si sia depositata la bellezza affidata a questi straordinari argenti, spesso opera di grandi artisti. E per la realizzazione di queste opere la gente si è letteralmente tolta il pane di bocca. Trovo che questo sia bellissimo! Mi è piaciuta la resistenza che hanno fatto i parroci per prestare i loro capolavori a questa mostra. Il loro popolo è attaccato a tal punto a queste cose: hanno sempre paura che una volta arrivati poi non gli vengono più restituiti. Ma anche questo è un segno di quello che significa, dal punto di vista politico – e uso la parola “politico” nel senso alto del termine – il patrimonio artistico. È veramente qualcosa di identitario per le donne e per gli uomini del nostro Paese e lo si capisce in provincia piuttosto che nelle grandi città.

Bellezza, spiritualità e testimonianza di fede si irradiano dai reliquiari dei santi martiri, morti in odio alla fede. La curatrice Anna Imponente:

"Alcune di queste opere sono state concesse soltanto a condizione che lo fossero per qualche giorno e poi tornassero nelle città, nei luoghi di provenienza durante le feste patronali che si svolgeranno nell’arco delle settimane in cui la mostra è aperta. Io devo dire che ho una particolare predilezione per il San Pietro ispano di Boville Ernica, un meraviglioso cavaliere, un’opera di una classicità straordinaria, realizzato da un artefice grandissimo che ancora non abbiamo individuato, commissionata per questa piccola città. È un tesoro assoluto che spero riesca a emozionare anche chi lo vede come ha emozionato me quando l’ho scoperto".








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