2015-03-28 10:59:00

Bari, al Festival lezione di cinema della regista von Trotta


Lezione di cinema al Bari Film Festival della regista tedesca, Margarethe von Trotta, che ha anche presentato ieri in anteprima italiana il suo ultimo film “The Misplaced World - Il mondo smarrito”: il coraggio e la forza di una cineasta che ha perseguito in tutta la sua carriera un cinema capace di libertà e di vigore morale e civile. Il servizio da Bari di Luca Pellegrini:

Proprio a Düsseldorf, città segnata in questi giorni dalla tragedia del volo schiantatosi contro le Alpi francesi, Margarethe von Trotta a sedici anni entrò in una sala di cinema per il primo film della sua vita: “I bambini ci guardano” di Vittorio De Sica. Vedendolo, quella che poi sarebbe divenuta una delle più affermate registe tedesche - ma lei preferisce dirsi europea - colse “l'importanza della verità e di ciò che diciamo e facciamo con i giovani”. Responsabilità di cui è sempre stata cosciente in tutto il suo cinema, fatto di dolore e coraggio, di contrasti familiari e di impegno politico e civile. Ieri sera, al Festival ha presentato il suo ultimo film, “The Misplaced World”, una storia forte e delicata sulle difficili e dolorose scoperte in una famiglia ove due sorelle, che non sapevano l'una dell'altra, si ritrovano. La regista è stata segnata dalla situazione tedesca del dopo guerra. La sua infanzia si protende in una Germania che lentamente prende coscienza della sua storia, emergendo dalle macerie del nazismo. A Radio Vaticana però replica:

R. - Ma non prende coscienza, è questo il dramma. Nel Dopoguerra, tutti hanno provato a dimenticare. Sì, hanno visto cosa avevano fatto: la distruzione totale, la fame, tutto questo... Ma anche i film che sono stati fatti: c'è un solo film che ha parlato della colpa dei tedeschi, di tutto questo disastro. Perché ci si può lamentare di avere fame e di avere delle case distrutte, ma lo abbiamo fatto noi. Il popolo tedesco ha cominciato la guerra. Dunque, era come una punizione giusta, anche se come bambino tu non sai niente, sei solo la vittima, capisci solo molto dopo che sei parte di un popolo che ha fatto tutti questi crimini.

D. - Nel 2009, lei ha girato un film su una grande mistica cristiana del Medioevo, Hildegarde di Bingen, che Papa Benedetto XVI ha proclamato dottore della Chiesa nel 2012...

R. - Era veramente il tempo di farlo. Io spero che il mio film abbia dato una spinta. Perché lui nella sua giovinezza aveva scritto un lavoro su Hildegard von Bingen. Lei ha dovuto aspettare mille anni... Cosa mi ha affascinato? Che una donna così credente come tutti - nel Medioevo non era pensabile che non si credesse in Dio, che non si credesse nell'Inferno, a Satana - lei ha capito quello che fa bene a lei come donna, ha trovato la sua strada per realizzarlo, sempre pensando che fosse la voce di Dio a ordinarle di fare le cose e invece, era anche la sua voce interiore, del suo inconscio, cioè come si può mescolare la voce di Dio con i tuoi propri desideri. E' questo che mi ha affascinato.

D. - Altri ritratti femminili, importanti, per la cultura e la storia civile, sono stati quelli dedicati a Rosa Luxemburg, Hannah Arendt e altre protagoniste...

R. - Sono dei personaggi straordinari che hanno guardato il mondo con degli occhi sofferenti, da una parte, come Rosa Luxemburg che ha sofferto molto del mondo, ma dall'altra parte non si è ritirata come tanti che soffrono, ma è andata avanti a voler cambiare il mondo. Io sono abbastanza disperata della realtà di oggi, ma non mi ritiro. Non vorrei citare Lutero, ma lui ha detto: “Anche se muoio domani, oggi pianto ancora un albero”. Dunque, per me è questa la mia vita.








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