“La violenza contro le minoranze religiose in Pakistan è stata continua e costante nel biennio 2012-2014. Conversioni forzate, rapimenti, danni alle aree di culto, violenza sessuale e omicidi mirati sono pratiche oppressive a cui le minoranze sono regolarmente sottoposte”: lo afferma una nota del Jinnah Institute, prestigioso Centro studi indipendente, con sede a Karachi, intitolato al “Padre della patria”, Mohammed Ali Jinnah.
I dati "indipendenti" del Centro Ali Jinnah
Nel biennio 2012-2014 tra le minoranze religiose (cristiani, indù, ahmadi e altri)
il Centro ha censito: 265 vittime di attentati; 550 famiglie costrette alla fuga;
21 persone incriminate per presunta blasfemia; 15 casi di conversioni forzate; 15
aggressioni a sfondo sessuale, 20 casi di abusi domestici.
Le discriminazioni generano l'esodo delle famiglie cristiane
Tra gli episodi più gravi segnalati dall’Istituto: l’attacco alla “Joseph Colony”
di Lahore, l’attentato suicida a Peshawar, il brutale omicidio di due coniugi cristiani,
Shama e Shehzad, accusati di blasfemia a Kot Radha Kishan. “La persecuzione contro
le minoranze religiose – spiega la nota inviata a Fides – passa spesso attraverso
la via della legge sulla blasfemia, ma restano numerosi i casi di molestie e discriminazioni”.
Questa situazione “ha provocato l’esodo di circa 550 famiglie delle minoranze religiose
dal Pakistan”. (P.A.)
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