2015-03-25 14:07:00

Nigeria, 400 rapiti. Mons. Kaigama: Boko Haram non sono umani


La Nigeria ancora nella spirale di violenza degli estremisti islamici di Boko Haram. Alla vigilia delle elezioni presidenziali e legislative di sabato, i terroristi islamici sono tornati a colpire Damasak, nello Stato di Borno, e hanno rapito oltre 400 tra donne e bambini. Prima di ritirarsi, hanno ucciso una cinquantina di persone. Ad aprile dell’anno scorso, sequestrarono circa 300 liceali, molte delle quali ancora nelle mani dei miliziani. Proprio per motivi di sicurezza, nel giorno del voto – posticipato dal 14 febbraio a causa degli attacchi – sarà interdetta in tutto il Paese la circolazione dei veicoli privati, ad eccezione dei mezzi di soccorso. Rimane l’incognita delle procedure elettorali nelle zone colpite dall’offensiva dei Boko Haram, soprattutto nel nordest, dove l’emergenza riguarda in particolare gli sfollati a causa delle violenze. Di loro si parlerà domani e venerdì a Roma, in un incontro convocato da Caritas Internationalis per coordinare un piano d’azione umanitario con la Caritas nigeriana e quelle dei Paesi limitrofi. La crisi pesa anche sull’esito della sfida per le presidenziali: a scontrarsi sono il presidente uscente, Goodluck Jonathan, del Partito democratico popolare (Pdp), e il candidato dell’opposizione, Muhammadu Buhari, del Congresso progressista (Apc). Ma in che modo la gente si sta preparando a votare e come i Boko Haram potranno condizionare le consultazioni? Giada Aquilino ne ha parlato con mons. Ignatius Kaigama, arcivescovo di Jos e presidente della Conferenza episcopale nigeriana:

R. – È un’altra tragedia ancora. Avevamo pensato che le cose andassero meglio perché i soldati hanno fatto dei progressi nella riconquista dei luoghi occupati da Boko Haram. Però, questa storia è una grande tragedia, ci dà tanto fastidio e a pochi giorni dalle elezioni semina paura e ansia.

D. – Perché, secondo lei, i Boko Haram continuano a rapire soprattutto donne e bambini?

R. - Entrare nella loro mente è difficile, come lo è pensare che un gruppo possa fare queste cose. Il loro modo di pensare, il loro punto di vista della vita sono diversi dai nostri, quindi è difficile capire come è possibile uccidere o prendere così donne e bambini. Una persona normale non può fare questo. Appartengono ad una categoria non umana, se così possiamo dire.

D. – A cosa puntano?

R. – Fin dall’inizio, hanno dichiarato che vogliono un califfato islamico e vogliono costringere tutta la Nigeria a convertirsi all’islam. Ma questo è impossibile. Sono un gruppo di fanatici. In questo momento, non si sa cosa vogliano e dove puntino ad arrivare.

D. – Proprio nello Stato di Borno si prevede un voto a favore del candidato dell’opposizione, Buhari. Il presidente uscente, Goodluck Jonathan, viene accusato di non essere stato in grado di fermare i Boko Haram...

R. – Sì, in questo la politica entra sempre. Ma per noi la politica non è importante. Noi vogliamo un clima pacifico, non vogliamo entrare nella politica. È importante riprendere il controllo della situazione, riconquistare i luoghi e che la gente possa rientrare nei propri villaggi e città. Ma quando la politica entra in queste questioni, la situazione diventa un po’ complicata. Preghiamo affinché possiamo superare la politica per unirci come cristiani, dimenticando se un candidato è di destra o di sinistra. L’importante è unirci per dare la pace alla gente.

D. – In che modo la Chiesa nigeriana e i vescovi nigeriani si sono impegnati per accompagnare la popolazione al voto?

R. – Noi facciamo tutto il possibile per educare. Partecipare alle elezioni è una cosa importante per scegliere dei leader che possano darci una direzione. Per noi è importante che le elezioni si svolgano correttamente per individuare chi sarà il nostro leader. In Nigeria abbiamo molte sfide da vincere, come il malgoverno, la corruzione, la mancanza di infrastrutture e di sicurezza.

D. – Di fronte alle minacce del terrorismo islamico dei Boko Haram, che speranze ci sono e come la Chiesa è impegnata nel dialogo di riconciliazione?

R. – La riconciliazione tra cristiani e musulmani moderati non è un problema. Anche ieri ero con un imam, leader dei musulmani qui a Jos. Parlavamo di come poter dare speranza alla gente. Abbiamo rilasciato insieme un’intervista televisiva, parlando di come la gente dovrebbe affrontare queste elezioni e di come le nostre religioni devono ispirarci a fare del bene, invece di fare cose cattive. Ma coloro che sono fanatici come i Boko Haram non ascoltano, non vedono, non sentono, non vogliono dialogare.

D. - Il Papa più volte ha pregato per la Nigeria, per le vittime della violenza. In che modo le parole del Papa giungono nel vostro Paese?

R. – Noi vescovi e la popolazione abbiamo ricevuto nei giorni scorsi la lettera scritta dal Papa, con cui ci ha dato tanto coraggio per i problemi che ci troviamo ad affrontare. Noi cattolici siamo molto contenti così come lo sono anche altri che non sono cattolici o cristiani: sanno che il Papa è sempre con noi e che il suo augurio di pace è per tutta la popolazione nigeriana, cristiani e non cristiani.








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