2015-03-25 14:00:00

Card. Montenegro: Europa sappia accogliere chi soffre


“Le migrazioni sono per l’Europa, la grande sfida umana”. E' quanto ha detto il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, in qualità di rappresentante della Santa Sede, alla 28.ma sessione del Congresso dei poteri locali e regionali, presso il Consiglio d’Europa a Strasburgo. Il porporato ha ribadito l’imprescindibilità dell’accoglienza sia a livello nazionale sia europeo e ha invocato norme per la gestione di frontiere rispettose dei diritti umani. “La Santa Sede – ha evidenziato – auspica che gli Stati europei possano condividere efficaci misure comuni per affrontare questioni di prioritaria importanza, come l’assistenza di emergenza ai richiedenti asilo e la creazione di canali umanitari per facilitare le procedure burocratiche e ridurre i centri di detenzione, la protezione dei minori non accompagnati, il ricongiungimento familiare e il contrasto alla migrazione irregolare per vincere la battaglia contro il contrabbando e il traffico di esseri umani”.Ma ascoltiamo il cardinale Francesco Montenegro al microfono di Massimiliano Menichetti:

R. – "Il mondo nuovo" dovrà essere un mondo che sa accogliere. Un mondo che respinge e che tiene le distanze e che guarda gli altri con perplessità non è il mondo che dobbiamo costruire. E questo richiede l’attenzione da parte di tutti.

D. – Lei ha sottolineato che quando si parla di tecnologie e ricchezze si è aperti all’interazione, quando si parla di esseri umani che fuggono si alzano barriere…

R. – Sì, è strano che per globalizzazione dobbiamo intendere l’invio di merci, invio di denaro, ma quando si tratta di uomini chiudiamo le porte. Ormai in un mondo che è un grande villaggio, il villaggio globale, dove ognuno di noi può fare e può ricevere qualcosa, sembra strano che gli uomini dobbiamo tenerli a distanza.

D.  – Quanto è importante creare canali umanitari per i richiedenti asilo?

R.  – Ritengo che sia una delle vie da studiare e vedere come attuarle. Veder morire perché si vuol vivere, credo che sia proprio la morte che nessuno accetta e vuole.

D. – Si è riferito ad un piano di protezione per i più deboli, in che senso?

R. – Perché arrivano tanti... Penso ai minori, penso alle donne, penso a tutte queste situazioni, alle famiglie che vengono smembrate... Accoglienza è saper aiutare questa gente a trovare un posto e un posto dignitoso. Non è soltanto: "ti tiro fuori dal mare". Sono persone che arrivano e tra loro ci sono alcuni che sono più poveri dei poveri.

D.  – Ha sottolineato che l’Europa dovrebbe aprirsi di più…

R. – Certo, chi arriva non vuole spesso restare in Italia, hanno voglia di ricongiungersi, di andare altrove per poter lavorare. E allora se il loro desiderio è raggiungere le altre nazioni, sono i Paesi che devono attrezzarsi per l’accoglienza.

D.  – Lei ha definito questa realtà che vive l’Europa non come un problema ma una sfida, con un’accezione positiva, dunque…

R. – Sì, sono popolazioni che stanno venendo e quando le popolazioni – l’ho sempre detto – si spostano vuol dire che c’è una pagina nuova di storia da scrivere. E non possiamo fare come lo struzzo che mette la testa sotto la sabbia. Questa realtà c’è: o l’affrontiamo o restiamo schiacciati.

D.  – Lei è il vescovo di Agrigento, in questi anni ha visto tante persone sbarcare sulle coste siciliane…

R.  – E’ proprio questa esperienza che mi fa parlare così. Arriva gente che nel proprio Paese non può vivere, persone che non hanno più nulla, ma anche gente che ha in mano anche una laurea, un diploma... e Lampedusa mi sta insegnando proprio questo: è diventato un quadrivio dove tutti si incontrano e dove ognuno potrebbe davvero, incontrando gli altri, dare il meglio di sé. Non si può vivere soltanto con la sindrome della paura, perché anch’io potrei far paura agli altri.

D. – Ha parlato nella sede del Consiglio d’Europa ma qual è il suo messaggio al mondo intero?

R. – Di aprire gli occhi e se vogliamo costruire un mondo diverso dobbiamo anche "saper rischiare" l’accoglienza. Se davvero ci metteremo insieme tra noi e noi con gli atri, senz’altro ci sarà un’alba diversa. Per adesso viviamo tutti con la paura: perché non costruire tutto sull’accoglienza e noi credenti sull’amore?








All the contents on this site are copyrighted ©.