2015-03-23 12:00:00

Viaggio Papa a Napoli. Don Palmese: stimolo a cambiare


Ieri il Papa all'Angelus ha ringraziato nuovamente i napoletani per la calorosa accoglienza riservatagli durante la visita di sabato scorso. Una visita che ha lasciato una viva emozione tra la gente del capoluogo campano. Il nostro inviato, Alessandro Guarasci, ha raccolto il commento di don Tonino Palmese, vicario episcopale per la carità:

R. – C’è un cambiamento forse nella coscienza di tante persone: abbiamo capito – vale anche per me, naturalmente - che possiamo cambiare. Questo sì. Il cambiamento è quel potenziale di fede e di autostima che deve nascere in un popolo che ha sempre dimostrato di potercela fare nonostante tutto e al di là di tutto. Siamo un popolo capace di accogliere bene il Papa e di rimandarlo a casa suscitandogli un pizzico di nostalgia!

D. – I passaggi a Scampia e Poggioreale hanno fatto capire alle persone l’attenzione del Papa verso gli ultimi? Insomma, questa attenzione è stata percepita?

R. – E’ stata percepita ed ho sottolineato in queste ore a me stesso, più volte, e a qualche compagno di viaggio col quale abbiamo condiviso la preparazione e poi la stessa giornata, questa straordinaria cultura teologica e pastorale di Papa Francesco, non solo nell’incontrare gli ultimi e i privilegiati, ma quel – ribadisco – potenziale evangelizzatore dei poveri, che diventa per tutti noi un promemoria straordinario. Di che cosa? Di quanto Dio ci ami e di quanto Dio desideri che in questo incontro con i poveri noi possiamo cambiare il cammino della storia.

D. – I giovani di Napoli, circa 100 mila, alla Rotonda Diaz, adesso hanno una spinta in più per sperare in un futuro migliore, secondo lei?

R. – Io credo di sì, anche se c’è un pericolo. Quale pericolo? Di non trovare poi quelle forme storiche, sociali, culturali – per esempio, della politica – abbastanza pronte e recettive per dare ai giovani quel protagonismo necessario del cambiamento. Ecco, mi auguro davvero che questa gioia non si trasformi in frustrazione. Come realtà ecclesiale, inoltre, non basta l’aggregazione ecclesiale, abbiamo bisogno di quello sbocco sociale e politico che ci permette il cambiamento.








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