Dopo la visita al Santuario di Pompei il Papa si è recato a Napoli entrando dalla periferia, il quartiere di Scampia. Calorosissima l’accoglienza dei tantissimi fedeli giunti a incontrarlo in Piazza Giovanni Paolo II. Francesco per lunghi tratti ha lasciato il testo parlando a braccio.
Si vede che i napoletani non sono freddi
“Ho voluto incominciare da qui – ha esordito - da
questa periferia, la mia visita a Napoli. Saluto tutti voi e vi ringrazio per la vostra
calorosa accoglienza! Davvero si vede che i napoletani non sono freddi, eh? Davvero!
Ringrazio il vostro Arcivescovo per avermi invitato - anche minacciato! se non fossi
venuto a Napoli - per le sue parole di benvenuto; e grazie a coloro che hanno dato
voce alle realtà dei migranti, dei lavoratori e dei magistrati”.
Non lasciare mai che il male abbia l’ultima parola
“Voi – ha detto - appartenete a un popolo dalla lunga
storia, attraversata da vicende complesse e drammatiche. La vita a Napoli non è mai
stata facile, però non è mai stata triste! È questa la vostra grande risorsa. Il cammino
quotidiano in questa città, con le sue difficoltà e i suoi disagi e talvolta le sue
dure prove, produce una cultura di vita che aiuta sempre a rialzarsi dopo ogni caduta, e a fare
in modo che il male non abbia mai l’ultima parola. E’ questa è una sfida bella: non
lasciare mai che il male abbia l’ultima parola. È la
speranza, lo sapete bene, questo grande patrimonio,
questa “leva dell’anima”, tanto preziosa, ma anche esposta ad assalti e ruberie. Lo sappiamo, chi prende volontariamente la via del male
ruba un pezzo di speranza, guadagna qualcosina ma ruba speranza a sé stesso, agli altri, alla società. La via del male è una via che sempre
ruba speranza e anche la ruba alla gente onesta e laboriosa, e anche alla buona fama
della città, alla sua economia”.
Gli immigrati non sono cittadini di serie B
“Vorrei parlare alla sorella che ha parlato a nome
degli immigrati e dei senza fissa dimora. Lei ha chiesto una parola che assicuri che i migranti
sono figli di Dio e che sono cittadini”. A braccio
ha aggiunto: “Ma è necessario arrivare a questo? I migranti sono umani di seconda
classe? (I fedeli: No!) Dobbiamo far sentire ai nostri fratelli e sorelle migranti
che sono cittadini, che sono come noi, figli di Dio, che sono migranti come noi, perché
tutti noi siamo migranti verso un’altra patria, eh? E magari arriveremo tutti, eh?
E nessuno si perda per il cammino! Tutti siamo
migranti, figli di Dio: figli di Dio che ci ha messo tutti in cammino, tutti. Non
si può dire: “Ma i migranti sono così…Noi siamo…”. No! Tutti siamo migranti, tutti
siamo in cammino, tutti. E questa parola non è scritta su un libro, che tutti siamo
migranti; è scritta nella carne nostra, eh? Nella carne nostra, nel nostro cammino
di vita, che ci assicura in Gesù che tutti siamo figli di Dio, figli amati, figli
voluti, figli salvati. Pensiamo a questo! Tutti siamo migranti nel cammino della vita. Nessuno di
noi ha dimora fissa in questa terra! Tutti ce ne dobbiamo andare. E tutti dobbiamo
andare a trovare Dio! Uno prima, l’altro dopo o come diceva quell’anziano, quel vecchietto
furbo: “Sì, sì, tutti! Andate voi, io vado per ultimo!”. Tutti, tutti, tutti dobbiamo
andarci”.
La disoccupazione ruba la dignità
“Poi c’è stato l’intervento del lavoratore. E ringrazio anche lui, perché
naturalmente volevo toccare questo punto, che è un segno negativo del nostro tempo.
In modo speciale lo è la mancanza di lavoro per
i giovani”. A braccio ha proseguito: “Ma voi
pensate che giovani dai 25 anni in giù, più del 40 per cento non ha lavoro! Ma questo
è grave! Cosa fa un giovane senza lavoro? Che futuro ha? Che strada di vita sceglie?
E questa è una responsabilità non solo della città, non solo del Paese, ma del mondo!
Perché? Perché c’è un sistema economico che scarta la gente e adesso tocca a turno,
ai giovani, a essere scartati, cioè senza lavoro. E questo è grave! Perché? - “Ma
padre, ci sono le opere di carità, ci sono i volontariati, c’è la Caritas, c’è questo
centro, c’è quel club, che dà da mangiare…”. Ma il problema non è mangiare, il problema
più grave è non avere la possibilità di portare il pane a casa, di guadagnarlo! E
quando non si guadagna il pane, si perde la dignità! E questa mancanza di lavoro ci
ruba la dignità. Dobbiamo lottare con questo, dobbiamo difendere la nostra dignità
di cittadini, di uomini, di donne, di giovani. E questo è il dramma del nostro tempo”.
Lo sfruttamento dei lavoratori non è cristiano
Il Papa ha proseguito parlando a braccio: “Non dobbiamo
rimanere zitti. E anche il lavoro a metà. Cosa voglio dire con questo? Lo sfruttamento
delle persone nel lavoro! Alcune settimane fa, una ragazza che aveva bisogno di lavoro,
ne ha trovato uno in una ditta turistica e
le condizioni erano queste: 11 ore di lavoro, 600 euro al mese senza nessun apporto
per la pensione. “Eh, ma è poco, 11 ore! Se non ti piace, guarda la coda di gente
che sta aspettando il lavoro!”. Questo si chiama schiavitù, questo si chiama sfruttamento,
questo non è umano, questo non è cristiano. E se quello che fa questo si dice cristiano
è un bugiardo, non è vero, non è cristiano. Anche lo sfruttamento del lavoro in nero,
che tu lavori e ti do senza contratto, senza niente, e ti pago quello che io voglio:
questo è sfruttamento delle persone. Senza l’apporto della pensione, senza l’apporto
per la salute: “Ah, a me non interessa”. Io ti capisco bene, fratello, ti capisco
bene e ti ringrazio per aver detto questo che hai detto. Dobbiamo riprendere la lotta
per la nostra dignità che è la lotta per cercare, per trovare, per ritrovare la possibilità
di portare il pane a casa! Questa è la lotta nostra!”.
La corruzione "spuzza"
“E qui penso all’intervento del Presidente della Corte
di Appello. Lui ha usato una bella espressione “percorso di speranza” e ricordava
un motto di san Giovanni Bosco: “buoni cristiani
e onesti cittadini”, rivolto ai bambini e ai
ragazzi. Il percorso di speranza per i bambini, questi che sono qui e per tutti è
prima di tutto quello dell’educazione, ma una vera educazione, il percorso per educare per un
futuro, e questo previene e aiuta ad andare avanti. Ma ha detto una parola di passaggio
che io vorrei riprendere, una parola che si usa molto oggi, il giudice ha detto “corruzione”,
“corruzione”. Ma, ditemi, se noi chiudiamo la porta ai migranti, se noi togliamo il
lavoro e la dignità alla gente, come si chiama questo? Si chiama corruzione! Si chiama
corruzione e tutti noi abbiamo la possibilità di essere corrotti, nessuno di noi può
dire: io mai sarò corrotto. No! E’ una tentazione, è uno scivolare, lì, lì, lì, verso
gli affari facili, verso la delinquenza, verso i reati, verso lo sfruttamento delle
persone. Quanta corruzione c’è nel mondo. E’ una parola che se noi la studiamo un
po’, è brutta, eh? Perché una cosa corrotta è una cosa sporca, eh! Se noi troviamo
lì un animale che è morto e si corrompe, è corrotto, è brutto. Ma anche 'spuzza',
la corruzione 'spuzza'! E la società corrotta puzza! Un cristiano che lascia entrare
dentro di sé la corruzione non è cristiano, 'spuzza'! Capito?”.
Mia presenza, impulso a cammino di speranza
“Cari amici, la mia presenza vuole essere un impulso
a un cammino di speranza, di rinascita e di risanamento
già in corso. Conosco l’impegno, generoso e fattivo,
della Chiesa, presente con le sue comunità e i suoi servizi nel vivo della realtà
di Scampia; come pure la continua mobilitazione di gruppi di volontari, che non fanno
mancare il loro aiuto”.
Fate una buona politica!
“Incoraggio anche la presenza e l’attivo impegno delle
Istituzioni cittadine, perché una comunità non può progredire senza il loro sostegno, tanto più in
momenti di crisi e in presenza di situazioni sociali difficili e talvolta estreme.
La “buona politica” è un servizio alle persone, che si esercita in primo luogo a livello
locale, dove il peso delle inadempienze, dei ritardi, delle vere e proprie omissioni
è più diretto e fa più male. La buona politica è una delle espressioni più alte della carità, del servizio,
e dell’amore. Fate una buona politica, ma fra voi: la politica si fa fra tutti! Fra
tutti si fa una buona politica!”.
Abbiate il coraggio di andare avanti per la strada del bene
“Napoli è sempre pronta a risorgere, facendo leva
su una speranza forgiata da mille prove, e perciò risorsa autentica e concreta sulla quale contare in
ogni momento. La sua radice risiede nell’animo stesso dei Napoletani, soprattutto
nella loro gioia e nella loro religiosità, nella loro pietà!”. A braccio ha poi aggiunto: “Io vi
auguro che abbiate il coraggio di andare avanti con questa gioia, con questa radice,
il coraggio di portare avanti la speranza, di non rubare mai la speranza a nessuno,
di andare avanti per la strada del bene, non per la strada del male, di andare avanti
nell’accoglienza di tutti quelli che vengono a Napoli, siano di quel Paese, di là…
sono tutti napoletani: che imparino il napoletano che è tanto dolce e tanto bello!
Di andare avanti nel cercare fonti di lavoro, perché tutti abbiamo la dignità di portare
il pane a casa e di andare a avanti nella pulizia, nella pulizia della propria anima,
della pulizia della città, della pulizia della società perché non ci sia quella puzza
della corruzione!”.
‘A Maronna v’accumpagne!
Quindi ha concluso: “Vi auguro il meglio, andate avanti
e San Gennaro, vostro Patrono, vi assista e interceda per voi. Benedico di cuore tutti
voi, benedico le vostre famiglie e questo vostro quartiere, benedico i bambini, qui
che sono attorno a noi. E voi, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. ‘A Maronna v’accumpagne!”.
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