2015-03-20 06:00:00

Chiesa latinoamericana: industrie estrattive violano diritti umani


Ieri a Washington, alcuni organismi della Chiesa cattolica hanno presentato alla Commissione interamericana dei diritti umani una denuncia sulla situazione delle popolazioni indigene e contadine, colpite dalle industrie estrattive in America Latina. hanno partecipato all’evento, il Dipartimento Giustizia e solidarietà del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), la Rete ecclesiale panamazzonica (Repam), il Segretariato latinoamericano della Caritas (Selacc), la Confederazione latinoamericana dei religiosi e delle religiose (Clar) e la Commissione amazzonica della Conferenza episcopale dei vescovi brasiliani (Cnbb). Cristiane Murray ha chiesto a mons. Alvaro Ramazzini Imeri, vescovo della diocesi guatemalteca di Huehuetenango, il perché di questa iniziativa:

R. – Perché vengono lesi i diritti umani non soltanto delle popolazioni indigene, ma in tutto il Paese. Quindi, uno dei nostri interessi è rendere visibile questa problematica nel contesto più ampio di violazione dei diritti delle persone e dell’ambiente, nel senso di una vera e reale ecologia che non è soltanto ecologia nel senso della cura della natura, ma anche di una vera ecologia umana.

D. – Quali sono i diritti violati?

R. – Bè, nel caso delle popolazioni indigene, lei sa che è stata firmata la Convenzione numero 169 dell’Ufficio Internazionale del Lavoro nella quale si riconoscono i diritti del popoli indigeni a essere consultati prima di iniziare qualsiasi progetto che tocchi i loro territori e i loro ambienti. Nel caso del Guatemala, ad esempio, questo accordo non viene rispettato e questo fa nascere un conflitto molto aspro tra le popolazioni indigene, che non si sentono rispettate. Poi ci sono anche violazioni al diritto sull’acqua: noi sappiamo che l’industria estrattiva utilizza milioni di milioni di litri di acqua nei luoghi dove l’acqua manca perfino per le colture necessarie alla sopravvivenza. Quindi è un controsenso usare l’acqua per estrarre oro, argento e altri metalli e non per dare vita a queste popolazioni, che hanno bisogno di questa stessa acqua. E poi, in alcuni posti si usa anche il cianuro: sappiamo tutti che è un veleno che può danneggiare la vita delle persone. In Guatemala, ad esempio, ma anche in Honduras e in altri Paesi, l’uso di questo prodotto chimico è permesso! In molti Paesi abbiamo una legislazione molto molto debole che non richiede a queste grandi ditte che si dedicano all’industria estrattiva di rispondere agli standard più alti riguardo al rispetto dell’ambiente secondo gli studi di impatto ambientale: sono molto deboli, in definitiva, e questo favorisce le industrie estrattive. Infine, se parliamo del profilo del guadagno economico, quello che rimane per i nostri Paesi – per esempio, per il Guatemala – le royalties sono molto basse: l’uno per cento di tutti i guadagni di queste industrie. Niente, per noi!








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