2015-03-20 20:20:00

Addestrati in Libia i terroristi del Museo del Bardo a Tunisi


Secondo la Casa Bianca mancano le prove chiare sul ruolo dell’Is nell’attentato di Tunisi, rivendicato però dal sedicente Stato islamico, e nel quale sono morte 23 persone; i terroristi però, è stato accertato, sarebbero stati addestrati in Libia e tra le fila dell’Is.

Oggi la Tunisia è scesa in piazza per il 59.mo anniversario dell’indipendenza e contro il terrorismo, mentre da Bruxelles arrivava al Paese l’appoggio dell’Unione Europea, per questo sia il capo della diplomazia Ue Mogherini, che il presidente del Consiglio europeo Tusk, saranno a Tunisi il prossimo 31 marzo.

Sono intanto rientrati in Italia alcuni dei passeggeri della Costa che erano al Museo del Bardo e che erano colleghi e amici delle 4 vittime italiane. Ma per un’analisi Marco Guerra ha sentito Bernard El Khoury, direttore di Cosmonitor:

R. – Dall’analisi di questa rivendicazione, non emerge in alcun modo che vi siano elementi che provino la sua autenticità e mi spiego molto concretamente: è stato diffuso un audio con una trascrizione che però non contiene alcun elemento che dia la conferma che si tratti dell’Isis. Non ci sono firme di nomi, di personaggi, di responsabili, non c’è la firma dell’organizzazione. Quindi, dall’analisi di questa rivendicazione non si può in alcun modo sostenere che si tratti di una rivendicazione ufficiale da parte dell’Isis. Si tratta invece di un tentativo da parte di gruppi locali, di soggetti locali, di cavalcare l’onda e cercare di rivendicare questa azione che ovviamente ha avuto e sta avendo un ritorno mediatico molto forte.

D. – Siamo di fronte a un’espansione dell’attività jihadista in tutto il nord Africa?

R. – La destabilizzazione e l’instabilità in Libia e la presenza in Libia di tre filiali ufficiali dello Stato islamico – che sono la provincia di Tripoli, la provincia di Barca, cioè della Cirenaica, e la provincia del Fezzan – sono elementi da considerare per confermare se non una diffusione ampia quantomeno la volontà da parte dell’organizzazione jihadista di estendersi nell’intera regione. E’ una volontà che il leader dell’organizzazione, Al Baghdadi, e l’organizzazione stessa non hanno mai nascosto negli ultimi mesi e lo ha detto diverse volte in modo chiaro, di voler fondare o comunque esportare la stessa metodologia anche organizzativa dello Stato islamico dalla Siria all’area nordafricana.

D. – Quali rischi corre l’Europa se non verrà subito stabilizzato il nord Africa e Libia in particolare?

R. – I rischi sono tre, principalmente. Il primo è legato alla minaccia di azioni terroristiche, come quella della Tunisia, che non necessariamente devono avere luogo sul territorio europeo ma possono prendere di mira cittadini europei che si recano in quei Paesi per ragioni di turismo o di lavoro. La seconda minaccia, il secondo elemento di criticità, è legato alle questioni energetiche. In questo caso, la Libia riveste un ruolo molto importante e sensibile, soprattutto per l’Italia. Il terzo aspetto, che ha un impatto molto forte sull’intera Unione Europea, è legato al flusso di migrazione e emigrazione clandestina. E’ ovvio che un Paese instabile come potrebbe essere la Libia porta all’instabilità l’intera regione e per questo motivo la comunità internazionale sta cercando di muoversi soprattutto in direzione della Libia.








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