2015-03-19 14:36:00

Coniugi Lisieux. Postulatore: una famiglia col cuore in Dio


Una famiglia educata all’amore di Dio sopra ogni altra cosa. Questa era la vita domestica creata dai genitori di Santa Teresa del Bambino Gesù, i Beati Louis Martin e Zélie Guérin, che saranno presto canonizzati dopo il riconoscimento di un secondo miracolo a loro attribuito. Ma cosa questa Canonizzazione di coppia dice al mondo di oggi? Gabriella Ceraso lo ha chiesto al postulatore, padre Antonio Sangalli:

R. – Io ho di esperienza del fatto che tantissime famiglie cristiane si identificano molto nella coppia Lugi e Zelia Martin, come anche in quella dei Quattrocchi: vedono una santità vivibile nella famiglia, fra le mura domestiche. Questa è la grande novità: trovare marito e moglie che insieme hanno raggiunto la perfezione evangelica, hanno vissuto con grado eroico le virtù coniugali con un’unica aureola, per tutti e due.

D. – Qual è stato il loro segreto, di marito e moglie, di genitori, di credenti?

R. – È stato quello di aver messo Dio al primo posto della loro vita. E hanno educato i figli nel valore della presenza di Dio e che Dio bisognava servirlo al primo posto. Mamma Zelia aveva inventato la preghierina: “Mio Dio, ti offro il mio cuore: prendilo se vuoi, fai in modo che nessuna creatura lo possa possedere, ma solo tu, mio buon Gesù”. Questa famiglia, questa mamma, insegnava ai figli e gli diceva: “Voi non siete miei. Il vostro cuore non appartiene al papà e alla mamma, il vostro cuore è di qualcun altro”. Loro erano i custodi di questa realtà e li hanno educati tutti. Anche le figlie maggiori, dopo la morte della mamma, prenderanno a cuore tutta l’educazione ricevuta ed educheranno insieme al papà, che era rimasto vedovo, le altre figlie, tra cui Teresa. Questa è un’altra caratteristica molto attuale e poco vissuta: cioè che tutta la famiglia è coinvolta nella vita di fede, di speranza e di carità.

D. – E anche la stessa Santa Teresa diceva di essere stata figlia di Santi…

R. – Diceva: “Mi basta guardare il volto del mio papà per capire come pregano i Santi”. Anche della mamma, fino a quattro anni e mezzo, ha avuto dei bellissimi ricordi, ma poi, fino all’entrata al Carmelo, il vero formatore di Teresa in casa, oltre alle sorelle maggiori, era stato il papà. C’era un rapporto di grande trasparenza tra i due, di grande affetto, ma distaccato, proprio perché la bambina, il papà, la mamma tra di loro, non si appartenevano: appartenevano a un altro, il cuore era di un altro. Il compimento non l’attendevano che da Dio.

D. – Quindi un ambiente del tutto speciale…

R. – Quello che Luigi e Zelia hanno saputo costruire in casa. Non bisogna pensare che fosse una chiesa, la loro casa. Vi erano le passeggiate, il papà amava il biliardo, andava a pesca, ha viaggiato fino a Costantinopoli: questo per dire che non era un bigotto… E’ un grosso atteggiamento di responsabilità che hanno avuto tutti e due nei confronti dei figli. Li hanno educati non a diventar monache, ma – che si sposassero o meno – a che il loro cuore non appartenesse a loro: era da offrire a Gesù.

D. – Il Decreto riconosce un miracolo, un miracolo attribuito alla loro intercessione: lei può dirci qual è questo miracolo?

R. – Si tratta della guarigione di una bambina prematura, affetta da una gravissima emorragia cerebrale, con altre complicazioni. I genitori disperati pensavano ormai di dover celebrare un funerale. E invece, a un certo punto, su suggerimento di alcune monache di clausura, incominciano una novena ai genitori di Santa Teresa, insieme ad altre persone. E avviene l’imprevedibile: questa emorragia non ha lasciato nessuna sequela, né lieve né grave. Ormai sono passati oltre cinque anni, i medici hanno dichiarato inspiegabile la guarigione di questa bambina. E l’intercessione, i teologi l’hanno attribuita esclusivamente ai coniugi Luigi e Zelia Martin.








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