2015-03-19 12:59:00

13 anni fa l’omicidio di Biagi. Dell’Aringa: completato suo disegno


Un riformista attento alle “esigenze dei lavoratori e delle imprese” che ha cercato un equilibrio fra “la competitività e la tutela dei diritti fondamentali dei lavoratori”. E’ quanto affermato il presidente del Senato, Pietro Grasso, ricordando durante un convegno tenutosi a Palazzo Giustiniani, la figura di Marco Biagi, il giuslavorista ucciso 13 anni fa a Bologna da un commando di terroristi appartenenti alle “Nuove Brigate Rosse”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

A Marco Biagi, “socialista e cattolico” con un altissimo senso dello Stato – ha detto Pietro Grasso – si deve riconoscere il merito di “essere stato uno dei primi, già 20 anni fa, a rendersi conto della necessità di riforme del sistema delle regole alla base del rapporto di lavoro”. Ma quanto resta oggi di quell’impegno riformatore? Risponde l’economista Carlo Dell’Aringa, che è stato amico e collega di Marco Biagi:

R. – Certamente, l’impostazione di fondo che io ho condiviso con lui avendo collaborato con lui nella stesura del Libro Bianco. Tra l’altro, il Libro Bianco rappresentava un’evoluzione di un percorso che Biagi aveva già iniziato ai tempi del ministero 'Tiziano Treu' con il suo famoso ‘pacchetto’: quella di aver capito come la tutela del lavoro si svolge anche all’interno del mercato del lavoro dando possibilità ai giovani e ai meno giovani di avere occasioni di lavoro. Quindi quella fu una riforma fondamentale; fu accusata – quella riforma – di avere moltiplicato le forme contrattuali. In effetti, quel tipo di flessibilità era un primo passo per recuperare a forme di occupazione quelli che ne erano esclusi. E queste riforme – da ultimo, quella importante di questo governo – si completano, nel senso di dare quella tutela che consiste nell’approdare a contratti a tempo indeterminato. Ma quel passaggio era fondamentale e rimane perché alcune forme contrattuali di tipo flessibile ‘ad entrata’, come si dice, che furono immaginate da Biagi allora, rimangono tuttora. Solo che vengono completate da un progetto che introduce anche la possibilità di trasformare le forme contrattuali di tipo temporaneo in contratti permanenti. Ricordiamo che quel passaggio di dare più flessibilità all’entrata permise al nostro Paese di ridurre il tasso di disoccupazione dal 12 al 6 per cento. Ora quel tasso di disoccupazione è aumentato dal 6 al 12 per cento, anche per motivi congiunturali e a causa della crisi; ma non c’è dubbio che quella riforma iniziata allora, trova adesso un completamento che potrà permettere, in funzione di alte cose, di ritornare a quei tassi di disoccupazione che furono garantiti proprio dalle idee originali e promettenti di Marco Biagi.

D. – Oggi Marco Biagi quali esigenze ravviserebbe, in questo mercato del lavoro?

R. – Avendo io scambiato con lui molte idee, a suo tempo, penso che quello che si sta facendo in questi mesi, lui se lo augurava già allora; solo che allora non erano maturi i tempi. Penso che lui oggi darebbe un giudizio positivo e vedrebbe il suo disegno completato.

“La vicenda personale di Biagi – ha infine auspicato il presidente del Senato, Pietro Grasso – resti per tutti gli italiani una preziosa e viva testimonianza di comune riconoscimento nei valori democratici della Carta Costituzionale, e anche un monito di assoluta condanna di ogni forma di violenza e terrorismo”.








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