“Recuperare il valore dell’amore, della vita e della famiglia”: è l’esortazione lanciata il 14 marzo dal card. Juan Luis Cipriani Thorne, arcivescovo di Lima, in Perù, ai giovani volontari che sabato prossimo, 21 marzo, organizzeranno la Marcia per la Vita nel Paese. L’evento, a cadenza annuale, si tiene in vista della "Giornata del nascituro", in programma il 25 marzo e che ricorda l’articolo 1 della Costituzione Politica nazionale, in cui si afferma: "La difesa della persona umana e il rispetto per la sua dignità sono il fine supremo della società e dello Stato".
Difendere la vita, impegno di tutti
Nell’incontro con i volontari, il card. Cipriani ha pregato per tutti i bambini abortiti
e per i nascituri, affidandoli alla cura del Signore; quindi, ha invitato i giovani
ad essere “coraggiosi ed a difendere con decisione la vita dal concepimento e fino
alla morte naturale, così come la famiglia ed il matrimonio, fondato sull’amore tra
uomo e donna”. “Dio chiede a tutti di difendere la vita”, ha aggiunto il porporato,
sottolineando poi che la Marcia per la vita “non è contro qualcosa, ma è a favore
della vita”.
Tutelare la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna
Di qui, il richiamo anche a “tutelare la vita che si genera nel matrimonio tra uomo
e donna, ovvero nella famiglia”. All’incontro hanno partecipato più di 3.500 giovani;
notevole il riscontro sui social network, tanto che l’hashtag creato per l’occasione,
#UnidosPorLaVida, è stato uno dei più seguiti durante la giornata.
Cosa dice la normativa del Paese
In Perù, dal 1924 è legale l’aborto terapeutico, in base all’articolo 119 del Codice
penale. Lo scorso anno, a giugno, è stato approvato un protocollo medico per la sua
applicazione negli ospedali: nel documento, si specifica che l’aborto terapeutico
è ammesso in caso di pericolo di vita per la madre a causa di patologie o malattie
gravi (gravidanza ectopica, cancro maligno o cardiopatie). In tal caso, l’interruzione
terapeutica della gravidanza è permessa fino a 22 settimane di gestazione, ma solo
con l’autorizzazione della gestante o del suo rappresentante legale. Ma al centro
del dibattito politico peruviano c’è una proposta di legge a favore della depenalizzazione
dell’aborto in casi di violenza sessuale. Entrambe le normative, naturalmente, sono
state respinte dalla Conferenza episcopale che, in più occasioni, non ha mancato di
manifestare il suo dissenso. (I.P.)
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