Appalti grandi opere: scoperto sistema di corruzione

“Ercole Incalza, è uno dei nostri tecnici più autorevoli e competenti. Occorre accertare la verità”. Così il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi sull’arresto del super manager dei Lavori Pubblici, nell’ambito della maxi inchiesta denominata Sistema e condotta dai carabinieri del Ros e dalla Procura di Firenze. In manette 4 persone e oltre 50 gli indagati: nel mirino la gestione illecita degli appalti delle cosiddette Grandi opere. E tra i partiti è bufera. Il servizio di Gabriella Ceraso:

Oltre 200 perquisizioni in tutta Italia e indagini iniziate nel 2013 per accertare illeciti nella gestione degli appalti per la realizzazione del "Nodo Tav" di Firenze, hanno portato la procura del capoluogo toscano a svelare un altro “Sistema” di corruzione tutto italiano. In pratica ci si spartiva gli appalti pubblici per opere come la Tav, l’Expo di Milano, ma anche il terminal del porto di Olbia e i lavori per i collegamenti stradali in Libia. Due i registi: il super dirigente dei lavori pubblici ora consulente esterno, Ercole Incalza, uomo di fiducia di sette governi, e l’imprenditore Stefano Perotti, entrambi in manette. Secondo gli inquirenti la direzione dei lavori pubblici era quasi sempre affidata a Perotti in virtù di un accordo illecito che vedeva poi trasferire, attraverso società, consulenze retribuite allo stesso ingegner Incalza, per un valore complessivo di 25 miliardi di appalti. In arresto anche gli imprenditori Francesco Cavallo e Sandro Pacella. Secondo gli inquirenti non risultano politico coinvolti, ma tra i partiti è bufera, con le opposizioni che reclamano subito la legge anti corruzione e il Pd che chiede all'esecutivo di fare chiarezza. Il ministro delle infrastrutture Lupi, il cui nome, insieme a quello del figlio, sembrerebbe legato ai favori concessi a Incalza, nega ogni coinvolgimento, esprimendo la "massima collaborazione del governo all'accertamento delle responsabilita'".