Sulla vicenda dei cristiani assiri rapiti in Siria "non vi sono novità sostanziali" negli ultimi giorni, ma resto "fiducioso" per un esito positivo della vicenda, auspicando che presto "potranno essere liberati". È quanto afferma all'agenzia AsiaNews il nunzio apostolico in Siria mons. Mario Zenari, aggiungendo che secondo le informazioni ricevute da "fonti locali" sono "circa 200 i fedeli tuttora nelle mani" delle milizie del sedicente Stato islamico. "Resta la fiducia e l'ottimismo sulla liberazione di tutti i cristiani - afferma il diplomatico vaticano - perché anche la scorsa volta si poteva concludere in modo positivo, ma l'imboscata ha purtroppo precluso le operazioni di rilascio".
La liberazione fallita per un'imboscata
Lo scorso 23 febbraio centinaia di cristiani assiri dei villaggi del governatorato
di Al-Hasakah, nel nord-est della Siria, sono stati rapiti dall'autoproclamato Stato
Islamico (Is). A inizio mese i terroristi hanno liberato un primo gruppo di 19 cristiani,
dopo il pagamento di un riscatto di circa 1.700 dollari a testa. La scorsa settimana
si era giunti ad un accordo per la consegna di tutti i prigionieri, ma un'imboscata
tesa - probabilmente da combattenti curdi - alla carovana jihadista che stava per
liberare tutti i prigionieri ha fatto saltare l'operazione.
5mila assiri hanno lasciato il Paese
Il rapimento delle famiglie cristiane - almeno 250 persone, ma sui numeri esatti ha
sempre regnato l'incertezza, cui si sono aggiunte voci di esecuzioni poi smentite
- è avvenuto durante l'offensiva lanciata dall'Is contro villaggi a maggioranza assira
del governatorato di Al-Hasakah, nel nord-est. Un'area dall'importanza strategica,
perché rappresenta una sorta di ponte fra le terre del Califfato in Siria e Iraq e
permette l'apertura di un corridoio con la Turchia per armi, rifornimenti e combattenti. Testimoni
locali riferiscono che, in seguito all'offensiva, oltre 5mila assiri - dei 30mila
che componevano una delle più antiche comunità cristiane del Medio Oriente - hanno
deciso di abbandonare il Paese, scegliendo la via dell'esodo in cerca di un riparo
più sicuro.
Il nunzio Zenari fiducioso in una soluzione della vicenda
Interpellato da AsiaNews mons. Zenari riferisce che, secondo le sue fonti, la situazione
resta "complicata, ma in evoluzione"; resta però la "speranza" per un esito "positivo"
di una vicenda che poteva essere già conclusa. "L'imboscata ha precluso la liberazione
degli ultimi - racconta - che si trovavano a bordo di 3 minibus e a 5 km dal punto
concordato per il rilascio. Una imboscata ha però costretto i miliziani al dietro
front e l'operazione è saltata. Nella ritirata hanno anche sequestrato altre famiglie,
ora hanno nelle loro mani circa 200 persone". Resta il rammarico per quanto è avvenuto,
ma secondo il nunzio apostolico vi è ancora la "buona volontà per trovare una soluzione".
(D.S.)
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