2015-03-14 15:36:00

Grecia. Pavlopoulos: rispettare radici cristiane di Grecia e Roma


“La situazione è seria, tutte le parti in causa devono fare progressi rapidi". E’ la conclusione dell’incontro a Bruxelles tra il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, e il premier greco, Alexis Tsipras. Il ministro delle Finanze greco, Varoufakis, ha auspicato flessibilità da parte della Bce dicendosi disponibile a ritardare alcune promesse fatte in campagna elettorale. Ieri, anche l'insediamento del nuovo presidente greco, Prokopis Pavlopoulos. Massimiliano Menichetti:

"La politica economica dell'Unione Europea e dell'Eurozona deve essere applicata, ma deve anche essere coerente con i pilastri della Costruzione europea, che sono i valori dell'antica Grecia, dell’antica Roma e i valori cristiani". Così il nuovo presidente greco, Prokopis Pavlopoulos, 64 anni nel primo discorso dopo l'insediamento. Ieri è stato anche il giorno in cui la Commissione europea e Atene hanno rinsaldato il legame per rilanciare crescita e occupazione. La ricetta è quella di lavorare insieme per fare il "miglior uso dei fondi comunitari" come ribadito a Bruxelles dal presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, e il premier greco, Alexis Tsipras. I due hanno avuto una discussione definita "costruttiva" e "hanno concordato sul fatto che la situazione è seria e che tutte le parti in causa devono fare progressi rapidi” per “affrontare la crisi umanitaria" della Grecia. Per ora è dunque escluso il default, ovvero l‘insolvenza da parte di Atene che andrà sui mercati mercoledì 18 marzo, con un collocamento di titoli a tre mesi. Ieri è tornato a farsi sentire Berlino che attraverso il ministero delle Finanze ha ribadito che "la Grecia deve adempiere agli impegni concordati” in base al principio “aiuti in cambio di prestazioni". Gli ha fatto eco dal vertice economico italiano di Cernobbio il ministro delle Finanze ellenico Varoufakis:“non cerchiamo aiuti fuori dall’Europa”. Poi, ha auspicato flessibilità da parte della Banca Centrale Europea come accadde nel 2012, quindi ha ipotizzato anche la "sospensione o il ritardo di alcune promesse fatte in campagna elettorale in virtù del raggiungimento di un accordo con i partner europei".

Sulle parole del presidente greco, Pavlopoulos, che rimarcato la necessità di rispettare le "antiche radici cristiane di Grecia e Roma", abbiamo raccolto il commento dell'economista Luigi Campiglio, ordinario di Economia Politica alla Cattolica di Milano:

R. – Credo che la riflessione del presidente sia molto profonda, pertinente e appropriata. L’economia senza un fondamento di valori non è nulla e il fondamento dell’Europa fu, e tuttora rimane, il bene comune della pace.

D. – Come a dire che il bene comune è un risultato della radice cristiana, della persona che lo realizza e solo a quel punto si può parlare di economia e sacrifici…

R. – Credo che il consenso valoriale di condivisione sia davvero la strada da perseguire. Mentre se – come è accaduto finora – i sacrifici diventano il risultato di una gestione molto verticistica, laddove invece si teorizza la sussidiarietà per i Paesi accade che interi Paesi come la Grecia, ma anche il Portogallo, l’Italia, si ritrovino a fare sacrifici molto forti ma non è chiaro per quale motivo. Ora, quello che ha richiamato il presidente greco a mio parare è davvero il fondamento del nostro vivere insieme in Europa.

D. – In che stato è ora Atene?

R. - La Grecia in questo momento è un Paese disastrato in cui l’elite politica ed economica ha responsabilità molto serie. Almeno un terzo della popolazione vive in condizioni di estrema durezza e precarietà, per colpe, fatti, di cui non è responsabile. Ora, l’"abc" di qualunque economia o rapporto civile dice che se uno sbaglia, paga. Ma che paghi chi non ha sbagliato, ovvero il popolo, credo sia il massimo dell’ingiustizia. L’Europa deve essere consapevole di questo bene comune di cui prima parlavamo. Da Bruxelles mi attenderei l’invio della “Croce Rossa” in Grecia per sanare le situazioni più delicate, insostenibili sul piano proprio della vita delle persone, perché di questo stiamo parlando.

D. – Il ministro delle Finanze greco, Varoufakis, ha anche detto: siamo disposti a sospendere o ritardare alcune promesse fatte in campagna elettorale. Però, continuano le sottolineature di Berlino che ribadisce: bisogna seguire il principio di aiuti in cambio di prestazioni. Una china pericolosa?

R. – Pericolosissima, per un fatto molto semplice. Se proprio vogliamo guardare l’economia e basta, bisogna dire con grande chiarezza che la politica dell’"austerity" è stata un disastro, perché non ha portato ad alcun miglioramento vero. Molti sacrifici sono stati indirizzati male. L’argomento che viene proposto dalla Germania in particolare è un argomento che letteralmente non sta in piedi, non si può applicare. Quello che la Germania vorrebbe e ritiene di imporre agli altri è un argomento di questo genere: fate come noi. Ma loro sono diversi. Ognuno fa come ritiene più opportuno fare: è il principio della sussidiarietà. Ma aggiungo: quegli impegni sono impegni che nel momento in cui dovessero essere davvero rispettati, letteralmente affonderebbero un Paese.

D. – Quindi, qual è la chiave per uscire da questo braccio di ferro?

R. – Un piano di aiuti e di sostegno, non diverso in linea di principio da quello che avvenne nel Dopoguerra, perché la situazione greca non è molto dissimile, e dare alla Grecia la possibilità di onorare i propri debiti, dando il tempo perché questo avvenga. Quello che potrebbero fare Bruxelles e anche i tedeschi non è tanto verificare che i soldi non vengano buttati via, ma aiutare perché le risorse che dovessero venire rese disponibili da questo allungamento del piano di rientro, e anche aiuto, vengano effettivamente utilizzate al meglio. Allora, se noi abbiamo davvero una famiglia europea, che condivide dei valori e vuole che tali rimangano nel tempo presente e futuro, è questo il momento di dimostrarlo.








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